Abusi edilizi e demolizioni: le criticità per i Comuni

I Comuni non riescono a far fronte in maniera completa alle operazioni di demolizione degli edifici abusivi: ciò a causa dell’endemica mancanza di fondi e per l’esistenza di procedure troppo farraginose.

A rilevarlo è la Conferenza delle Regioni, la quale ha allineato una serie di valutazioni mediante un documento elaborato dopo aver inviato un questionario a tutte le Regioni. In questa direzione, oltre a tracciare il panorama degli abusi edilizi e dei tempi necessari per le demolizioni, le risposte delle Regioni saranno presentate in Commissione Giustizia alla Camera, dove si sta esaminando il disegno di legge sui criteri di priorità per la demolizione dei manufatti abusivi.

Al questionario hanno risposto Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Molise, Piemonte, Puglia, Umbria e Veneto, che in molti casi non hanno saputo fornire dati precisi. A livello complessivo è affiorato che l’accertamento degli abusi e la loro rimozione è un compito di competenza comunale, di cui possono occuparsi le Regioni in alcuni casi di inerzia. Ecco alcune risposte esemplificative.

In Campania la procedura è considerata farraginosa perché prevede diverse fasi, come determine, indizione di gara di progettazione e per l’affidamento dei lavori, proposta al Consiglio Comunale e Giunta Comunale per l’impegno di bilancio della somma necessaria alla demolizione e ripristino dello stato dei luoghi, contratto per l’affidamento dell’appalto dei lavori, procedura presso la Cassa Depositi e Prestiti.

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Nel Lazio, oltre ai contenziosi, sono state segnalate procedure di condono ancora in corso e resistenze da parte dei Comuni, che per mancanza di fondi sono restii a effettuare le demolizioni.

Il Piemonte ha riscontrato difficoltà ad esercitare il potere sostitutivo per la carenza di fondi e di figure professionali specifiche, ma anche per la scarsa conoscenza delle realtà locali dal momento che i Comuni non comunicano dati completi.

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