Alluvione in Liguria, la Regione chiede aiuto anche ai privati

Il territorio ligure è integralmente sottoposto alla Pianificazione di Bacino che, “sistematicamente a partire dal 1994, ne ha analizzato le caratteristiche idrogeologiche, messo in evidenza tutte le criticità, sia per quanto concerne il rischio idraulico (aree esondabili) che il dissesto dei versanti (frane attive, quiescenti, stabilizzate) e stabilito quali interventi debbano essere realizzati per la sua messa in sicurezza”, spiega l’assessore all’Urbanistica Gabriele Cascino.

“Nel caso di Andora, la frana che ha causato il deragliamento del treno Intercity, ha una sua specificità probabilmente dovuta anche all’intervento edilizio, ma sotto il profilo geologico il piano di bacino non ha messo evidenza particolari criticità, se non quelle ordinarie, in presenza di versanti con accentuata pendenza”.

“Peccato che, a fronte di un rilevantissimo impegno da parte delle Province liguri e delle strutture regionali preposte alla difesa del suolo, di professionisti geologi ed ingegneri idraulici per lo studio e la progettazione dei Piani di Bacino ed altrettanti ingenti investimenti per la redazione degli stessi Piani, l’attuazione di questi Piani si sia arenata di fronte alla cronica mancanza di adeguate risorse economiche per realizzare tutte le opere necessarie:
– allargamento dei corsi d’acqua,
– rifacimento di ponti ed infrastrutture,
– messa in sicurezza dei versanti franosi e dove c’erano le adeguate coperture finanziarie i lavori si siano dovuti fermare a causa di ricorsi al Tar”.

L’assessore riconosce che nel territorio ligure, soprattutto tra gli anni ’50 e ’80, si è costruito troppo e, soprattutto, male,” ma la cura non è quella della moratoria o del blocco “ideologico” dell’attività edilizia.

In Liguria occorre, al contrario, rilanciare l’attività edilizia per ricostruire tutto ciò che è stato costruito malamente, realizzare le infrastrutture necessarie e mancanti, recuperare il patrimonio edilizio e rinnovarlo dal punto di vista strutturale ed energetico, riqualificare il paesaggio applicando tutte le regole ed attuando tutti gli interventi già previsti dai Piani di Bacino”.

Secondo l’assessore ligure all’urbanistica, non si può pensare che solo attraverso risorse pubbliche, sempre più scarse e pertanto da utilizzare in modo sempre più selettivo per realizzare quegli interventi strategici di pubblico interesse, si possano superare le rilevanti criticità di un territorio naturalmente fragile. Occorre il concorso di tutti e, dunque, anche quello privato che deve essere posto in condizione di poter eseguire tutti quegli interventi edilizi di ristrutturazione e ricostruzione che rigenerino il patrimonio edilizio privato in condizioni di sicurezza, qualità formale e struttura ed efficienza.

“Oggi il Liguria, diversamente da altre regioni, la cultura della demolizione e della ricostruzione non si è ancora stabilmente formata. Sarà anche questo dovuto al carattere conservativo dei liguri, che tengono tutto, anche i “ravatti””, come si dice in lingua genovese”.

Sulla questione del controllo dell’attività edilizia, Cascino condivide le valutazioni espresse dalla Forestale sull’ “abuso edilizio in bianco”, perché non è infrequente l’uso improprio delle norme e dei procedimenti riservati alle opere edilizie minori per eseguire interventi edilizi per i quali è necessario il permesso di costruire e, quindi, con il controllo preventivo e diretto dei competenti Uffici Tecnici comunali.

“Ma anche qui la tendenza legislativa dello Stato, specie in questi ultimi tempi (il cosiddetto “Decreto del fare” è un esempio), è andata proprio in direzione opposta, aumentando l’entità delle opere edilizie per la quali è possibile/obbligatorio ricorrere alla Dia/Scia anche quanto si tratta di interventi non trascurabili (ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione senza rispetto della sagoma originaria) ed in tal senso le Regioni hanno dovuto adeguare la loro legislazione”.

Fonte: regione Liguria

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