Ambiente e mobilità in Emilia Romagna

Quattro città emiliane tra le prime dieci in classifica, con Parma al vertice perché in grado di portare avanti e implementare efficacemente tutti gli strumenti adottabili.

È la speciale graduatoria di Euromobility e Kyoto Club a premiare le politiche e i comportamenti di mobilità sostenibile dell’Emilia-Romagna.

Bologna al secondo posto, mentre Modena e Ferrara si attestano rispettivamente all’ottava e nona posizione nella top ten verde contenuta nella ricerca presentata all’interno del secondo rapporto "Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città", elaborato appunto da Euromobility e Kyoto Club, in collaborazione con Assogasliquidi e Consorzio Ecogas e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente.

Si tratta dei 20 capoluoghi di regione, dei due capoluoghi delle Province autonome e delle città con popolazione superiore ai 100mila abitanti, tutte passate al setaccio e soppesate sulla base di diversi indicatori.

Un significativo riconoscimento per il capoluogo ducale, che eccelle grazie ad un trasporto pubblico efficiente ed una quota di auto a basso impatto ambientale che circolano per le strade del territorio, alla pianificazione del traffico e la contenimento dello smog.

E grazie anche ad una particolare propensione all’innovazione di strumenti, politiche, momenti partecipativi. Perché una città più sostenibile è un progetto che non può prescindere da adeguate decisioni degli enti locali, ma che passa necessariamente attraverso le abitudini dei cittadini, il senso comune, la sensibilità ambientale, la capacità di diffondere capillarmente messaggi e informazioni che rendano naturale e semplice l’utilizzo di mezzi e formule sostenibili.

Ma come si valuta il livello di mobilità sostenibile sulle strade di una città? Dalle innovazioni di gestione, per esempio, come il car ed il bike sharing, le piattaforme logistiche per le merci, il car pooling o la presenza di un mobilità manager.
Ma anche dalla percentuale di auto a gpl o metano, dall’offerta di trasporto pubblico, dall’esistenza di adeguati strumenti di gestione e di pianificazione del traffico (Piani urbani della mobilità e Piani urbani del traffico – questi ultimi obbligatori), dalla rete di piste ciclabili, dalle zone a traffico limitato.

“Questo secondo rapporto insieme alla classifica delle città più virtuose – ha detto Lorenzo Bertuccio, direttore scientifico di Euromobility – vuole costituire uno stimolo per fare sempre di più sulla strada delle mobilità sostenibile e dell’innovazione.
E´ importante infatti che si spinga il pedale dell’innovazione per avviare una nuova cultura della mobilità che liberi le città da un traffico insostenibile e dal rischio inquinamento. Il rapporto non misura solo il numero di misure adottate, ma anche la loro efficienza ed efficacia”.

A livello nazionale, risulta ancora poco diffuso il bike sharing (attivo in 18 città), mentre positivi riscontri registra il servizio di car sharing (adottato da 12 città con un rilevante +18% di utenti rispetto all’anno precedente).
E se Bologna e Parma spiccano tra le prime cinque città per offerta di trasporto pubblico, sono invece Ravenna, Reggio Emilia, Ferrara e Forlì a superare la quota del 10% sul fronte dei mezzi a gpl e a metano, confermando la “supremazia” ambientale delle città emiliano-romagnole in questi speciali ambiti di manovra.

“Questa – ha concluso Carlo Iacovini, Presidente di Euromobility – è la prima indagine che attraverso l’analisi degli effettivi utilizzi dei servizi, misura realmente i risultati e l’efficacia delle politiche di mobilità e non solo la loro applicazione.
Bike sharing e car sharing possono incidere realmente solo se gestiti come veri servizi e non come progetti sperimentali, come avviene in molte città.

Il problema è da un lato infrastrutturale e dall’altro culturale: gli amministratori non ci credono fino in fondo e i cittadini ci si avvicinano ancora con poca convinzione. La svolta ambientale delle politiche dei trasporti passa attraverso gli investimenti in innovazione e la trasformazione dei progetti in servizi industriali".

Tra le fonti utilizzate per la ricerca, Istat e Aci, Apat e Arpa regionali.

Fonte: www.ermesambiente.it

 

 

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