Calabria: no alla centrale a carbone

È un no fermo e deciso quello che la Regione Calabria oppone all’ipotesi di costruire una centrale a carbone a Saline Joniche nell’area ex Liquichimica. Il Piano energetico ambientale regionale, infatti, vieta su tutto il territorio regionale l’utilizzo del carbone per la produzione di energia elettrica.

Tale diniego, “senza se e senza ma” – come informa una nota del portavoce – è stato comunicato al Ministero dell’Ambiente con una relazione a firma del Presidente Agazio Loiero. “Non c’è alcuna necessità – ha fatto sapere Loiero – non c’è coerenza con i documenti di pianificazione e programmazione della Regione e degli enti locali dell’area grecanica. Dunque: non si può fare”.

I motivi? La Regione Calabria – si legge nella relazione del presidente – presenta un saldo energetico positivo: già dal 2005 ha fatto sapere che “non fornirà alcuna ulteriore intesa in sede di conferenza di servizi indette dal Ministero delle Attività Produttive e dal Ministero dell’Ambiente, per la realizzazione di centrali termoelettriche sul territorio regionale, ritenendosi sufficiente il numero delle cinque autorizzazioni già rilasciate da parte del Ministero delle Attività Produttive”.

Inoltre, il Por Calabria Fesr 2007 – 2013 che definisce gli obiettivi, le priorità, le strategie e le azioni per il periodo 2007 -2013 in materia di energia per la Calabria non prevede la realizzazione di nuove Centrali Termoelettriche a Carbone. E se non bastasse – ha sottolineato Loiero nella sua relazione – il Piano di sviluppo dell’area grecanica evidenzia la scelta chiara e inequivocabile delle Istituzioni e delle Comunità locali di adottare modelli di sviluppo sostenibili centrati sulla valorizzazione integrata delle risorse ambientali e culturali locali per migliorare la qualità della vita dei residenti e attrarre nuovi flussi di visitatori e turisti nell’area.

Loiero, insomma, è stato categorico, evitando di presentare osservazioni e considerazioni in merito agli aspetti tecnici e gestionali del progetto con cui si interebbe realizzare una centrale termoelettrica a carbone della potenza elettrica di 2 x 660 MWe che, eventualmente, ha avvertito, “saranno presentate nelle forme e nelle modalità previste dalla normativa vigente”.
Per ora è sufficiente che il governo sappia che il progetto non è coerente con i programmi della Regione e degli enti locali per il territorio.

L’analisi del Piano di sviluppo dell’area grecanica evidenzia, infatti, la scelta chiara e inequivocabile delle istituzioni e delle comunità locali di adottare modelli di sviluppo sostenibili centrati sulla valorizzazione integrata delle risorse ambientali e culturali locali per migliorare la qualità della vita dei residenti e attrarre nuovi flussi di visitatori e turisti nell’area.

“In questo contesto – spiega Loiero – la realizzazione di una Centrale a Carbone nell’area ex Liquichimica costituirebbe di fatto la fine di tali politiche con tutto ciò che ne consegue. Infatti l’impatto negativo degli effetti della Centrale a carbone sulla qualità della vita e sull’attrattività dell’area grecanica sarebbe disastroso annullando di fatto tutti gli investimenti pubblici e privati realizzati negli ultimi anni in coerenza con le strategie di sviluppo adottate dalle istituzioni e dai soggetti locali”.

Fonte: www.regione.calabria.it

 

 

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