Edilizia e tutela ambientale in Lombardia

Rilancio dell’edilizia, le regole per gli spazi verdi
La possibilità di elevare dal 30 al 35% l’ampliamento volumetrico di edifici residenziali e produttivi è legata alla presenza di adeguate dotazioni di verde. Lo stabilisce la legge regionale (n. 13 del 2009) per il rilancio edilizio in Lombardia, che avrà effetto a partire dal 16 ottobre per 18 mesi (24 per l’edilizia residenziale).

Ora una delibera approvata dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore al Territorio e Urbanistica, Davide Boni, definisce precisi criteri da seguire in sede di progettazione e realizzazione di tali tipi di intervento urbanistico.

La norma fa riferimento solo a interventi di sostituzione edilizia, che consentano quindi una riprogettazione complessiva degli edifici e delle pertinenze, che tenga conto della funzione ambientale degli spazi verdi previsti, nell’ottica di ottimizzare anche dal punto di vista estetico l’inserimento dell’edificio nell’ambito circostante.

I criteri approvati dalla Giunta forniscono, dunque, indicazioni tecniche e procedure da seguire in sede di progettazione e realizzazione degli interventi.

Obiettivo del documento è dunque quello di sottolineare come le nuove possibilità offerte dalla legge debbano essere colte come occasione di qualificazione complessiva dell’edificato e degli spazi attigui, con la finalità di migliorarne l’inserimento paesistico nel contesto e di innalzare la qualità dell’insediamento.

In sostanza, per godere del “bonus” volumetrico per l’ampliamento del 35%, occorre che si verifichi una di queste due condizioni: la prima, che l’intervento edilizio assicuri un minimo del 25% di verde nel lotto interessato dalla trasformazione; la seconda, che si preveda la creazione  di quinte arboree perimetrali, vale a dire una sequenza continua di essenze arboree o di arbusti realizzata nel rispetto delle tecniche agronomiche.

Nel primo caso la progettazione degli spazi verdi dovrà essere coerente con gli altri spazi verdi pubblici e privati, privilegiando la continuità del verde tra territorio rurale ed edificato; nel secondo caso – le quinte arboree, preferibili in interventi su aree produttive e di maggior impatto visivo – le fasce arboree o arbustive dovranno essere realizzate su almeno due lati perimetrali e, comunque, su tutti i lati della proprietà che si affacciano su spazi e accessi pubblici.
Queste opzioni su cui si incardinano i criteri approvati dalla Giunta, oltre ad essere vincolanti per fruire del “bonus” volumetrico, sono legate all’esistenza dell’edificio oggetto della trasformazione, secondo un piano di manutenzione oggetto di una dichiarazione d’impegno a firma del proprietario, da presentare in Comune insieme alla pratica edilizia.

Coerenza e omogeneità con spazi verdi attigui, pubblici e privati, valorizzazione e tutela di eventuali corsi d’acqua presenti e di altri tratti caratteristici (rogge, percorsi, muretti di delimitazione) – aggiunge Boni – sono alcune delle indicazione generali da seguire nella realizzazione degli spazi verdi; per quanto riguarda la scelta delle essenze arboree, sono da utilizzare obbligatoriamente le specie autoctone lombarde (o,comunque, quelle naturalizzate o consolidate nel paesaggio locale)”.

Sotto i 600 metri si dovranno usare esclusivamente latifoglie; nel caso di aree oltre i 15.000 metri quadri la progettazione degli spazi verdi dovrà prevedere, a integrazione della pratica edilizia, un progetto a firma di un tecnico agronomo-forestale che preveda un piano di manutenzione del verde. Per ogni ettaro dovranno essere piantumate almeno  200 essenze.
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Amianto:siti bonificati 35%, livello fibre nell’aria ovunque “trascurabile”
Procede a pieno regime, secondo tempi e modalità previste, l’attuazione del Piano Regionale Amianto Lombardia, il programma approvato dalla Regione nel 2005, che coinvolge l’azione di tre assessorati – Reti e Servizi di Pubblica utilità (retto da Massimo Buscemi), Sanità (Luciano Bresciani) e Qualità dell’Ambiente (Massimo Ponzoni) – e il cui obiettivo finale è la rimozione completa da tutto il territorio di questo materiale entro il 2016.

Due i dati salienti che emergono dalla Relazione 2008 (terzo anno di attività): primo, che la bonifica dei siti interessati dalla presenza di questo materiale e il suo smaltimento riguardano già il 35% del totale; secondo, che il livello di fibre nell’aria è ovunque “trascurabile”, largamente al di sotto della soglia di rischio per la salute dell’uomo.

IL PIANO – Il Piano prevede una serie di interventi che vanno dal censimento e la mappatura della presenza di amianto sul territorio (effettuato anche con metodi innovativi come le immagini aeree), all’individuazione dei siti prioritari da bonificare, alle azioni vere proprie di bonifica e smaltimento.

Altro elemento importante è il monitoraggio dei livelli di concentrazione di fibre di amianto dell’aria, che ha mostrato come tutti i valori registrati siano ampiamente sotto i limiti di legge, vicini al minimo rilevabile dagli strumenti (0,02 – 0,07 fibre/litro). Queste concentrazioni sono fino a 100 volte inferiori a quelle misurate nel 1990, quando la presenza di amianto nell’aria era causata dai freni e dalle frizioni delle auto.

La presenza di tetti amianto negli edifici non costituisce dunque di per sé un rischio, perché il rilascio di fibre da queste strutture è pressoché inesistente quando in buono stato di conservazione.

Completano il quadro le azioni di tutela sanitaria e di formazione: – controllo sulle malattie causate dall’amianto, in particolare i mesoteliomi, su cui esiste uno specifico Registro che monitora i casi di questa malattia; ricerca e sorveglianza sanitaria delle persone esposte all’amianto;
– aggiornamento del personale delle Asl e dell’Arpa. I risultati delle azioni e il raggiungimento degli obiettivi sono stati unanimamente condivisi dalla Conferenza Regionale Amianto che si è tenuta lo scorso 26 novembre e che ha visto la partecipazione, insieme alla Regione – rappresentata da tre Direzioni Generali (Sanità, Qualità dell’Ambiente, Reti, Servizi di Pubblica Utilità e Sviluppo Sostenibile) – di ARPA Lombardia, ASL Lombarde, Unione delle Province Lombarde (UPL), Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) organizzazioni datoriali e sindacali.

CENSIMENTO E MAPPATURA – Al 28 febbraio 2009 sono state censite 28.200 strutture (23.972 private e 4.228 pubbliche) con presenza di amianto. Di queste, più del 35% sono già state bonificate (5.228 pari al 18,5%) o sono in fase di bonifica (4.879 pari al 17,3%).

A supporto del censimento, che prosegue, Arpa Lombardia ha realizzato una mappatura delle coperture in cemento amianto mediante un sensore iperspettrale MIVIS utilizzato per riprese aeree effettuate a luglio e agosto 2007. Da questa mappatura, è emersa una stima complessiva sulla presenza di amianto in Lombardia, pari a circa 2.800.000 metri cubi.

MONITORAGGIO FIBRE AMIANTO – Il monitoraggio dei livelli di concentrazione di fibre di amianto dell’aria viene effettuato attraverso postazioni presenti in tutte le province lombarde. I valori rilevati sono ovunque molto bassi, ampiamente al di sotto dei limiti di legge, in molti casi vicini o addirittura inferiori al minimo rilevabile dagli strumenti.

Da alcuni anni è inoltre in corso il campionamento, effettuato dal Dipartimento di Pavia dell’Arpa, per la ricerca di fibre di amianto nell’area ex Fibronit. Anche in questo caso i valori rilevati sono molto bassi. La ricerca delle fibre ultrafini, effettuata dal 2006, ha dato gli stessi risultati (valori trascurabili).

BONIFICHE – Nel corso del 2008 è stata completata la bonifica di sei importanti strutture pubbliche: Scuola comunale di viale Brianza (Milano), Stazione Centrale di Milano, Università Statale di Milano, Ospedale Sacco (Milano), Policlinico (Milano) e Ospedale Maggiore (Milano). In applicazioni di parametri nazionali, sono stati inoltre individuati 88 siti prioritari dove effettuare le bonifiche.

Tra questi, il più importante è l’area dello stabilimento ex Fibronit di Broni (nei cui impianti si producevano manufatti di cemento amianto come tubi e lastre per coperture). Le operazioni di messa in sicurezza e bonifica sono in corso. Sono attualmente in fase di istruttoria presso la Giunta Regionale e presso le Provincie istanze di autorizzazione per nuove discariche e impianti di trattamento che potranno costituire modalità di smaltimento alternativa.

INNOVAZIONE TECNOLOGICA – E’ in fase di predisposizione da parte della giunta regionale un piano di innovazione tecnologica finalizzato alla individuazione di nuove modalità di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto.

TUTELA SANITARIA E FORMAZIONE – E’ stato istituito nel 2007 il registro dei lavoratori esposti ed ex esposti all’amianto per i quali è prevista una sorveglianza sanitaria che prevede innanzitutto una azione di informazione per i soggetti interessati, oltre che esami e visite specifiche. Sempre dal 2007 le Asl effettuano anche la ricerca attiva di ex esposti.

Nel corso del 2008, 60 tecnici (30 di Asl e ospedali e 30 di Arpa) hanno frequentato un corso di formazione e aggiornamento sulle normative e le attività di prevenzione e controllo legate all’esposizione all’amianto.

Fonte: www.regione.lombardia.it

 

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