Edilizia scolastica,  1,4 milioni di euro contro il rischio sismico in Umbria

Ammontano a un milione 400 mila euro le risorse stanziate dalla Giunta regionale dell’Umbria, su proposta dell’assessorato all’istruzione, nell’ambito del Programma straordinario di interventi strutturali di riduzione del rischio sismico nelle scuole pubbliche.

I finanziamenti, derivanti dai fondi comunitari POR FESR 2007-2013, serviranno a realizzare interventi di particolare urgenza in edifici scolastici di proprietà degli enti locali.

Delle 29 richieste di finanziamento arrivate in Regione, per un importo complessivo di lavori pari a circa 8 milioni di euro, sono state finanziati quattro interventi presentati dalla Provincia di Terni e dai Comuni di Magione, Città di Castello e Vallo di Nera.

Negli ultimi 3 anni – ricordano dall’assessorato all’istruzione – solo la Regione e gli enti locali dell’Umbria hanno impegnato risorse proprie per la sicurezza nelle scuole. Dal 2009 infatti il Governo non ha fatto riparti significativi, né ha individuato una programmazione degli interventi. Si è peraltro trattato di mere assegnazioni di fondi, decisamente insufficienti, che non tenevano conto delle priorità territoriali note agli enti locali. Al fine di accrescere la disponibilità delle risorse necessarie a realizzare gli interventi richiesti, la Giunta regionale ha proposto all’Unione Europea una rimodulazione delle risorse del POR FESR 2007-2013, così da assegnare ulteriori finanziamenti, per 3 milioni e mezzo di euro, alla riduzione del rischio sismico negli edifici scolatici.

Infine in merito alla recente proposta del Ministero all’istruzione per la costituzione obbligatoria di fondi immobiliari a sostegno dei Comuni e delle Province per l’edilizia scolastica, l’assessorato regionale evidenzia come non si tenga conto delle differenze territoriali tra Regioni. Inoltre – concludono – appare alquanto difficile il coinvolgimento di investitori privati in un momento di crisi come questo e in un settore, quello dell’edilizia scolastica pubblica, che tradizionalmente non è “commerciale”, con il rischio concreto di non rispondere efficacemente alla domanda che viene da famiglie e comunità e di incidere negativamente sullo spopolamento dei centri storici e delle aree meno abitate della regione.

Fonte: REgioni.it

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