Imu su alloggi pubblici, la polemica dei sindaci

In questi giorni ha destato perplessità e polemiche l’applicazione dellIMU alle abitazioni IACP. 

Il presidente dell’Anci, Graziano Delrio attende “una risposta chiara dal governo sui 500 milioni di euro tagliati ai Comuni sugli immobili di proprietà delle amministrazioni“.

Delrio ha spiegato che “i tagli sono stati fatti in maniera sbagliata, visto che nessun sindaco ha pagato l’Imu degli immobili di proprietà del suo Comune, quindi a se stesso“. 

L’assessore alla qualità del Territorio della Regione Puglia Angela Barbanente ha commentato: “Mentre l’applicazione dell’IMU ai beni profit della Chiesa subisce l’ennesimo rinvio per effetto della censura del Consiglio di Stato sul regolamento messo a punto dal governo tecnico, per gli alloggi pubblici dello IACP la situazione è sin troppo chiara: l’IMU si paga. Mentre per i beni ecclesiastici si discetta sulla possibilità di esentare dall’IMU attività commerciali, ricreative, sportive che prevedono introiti inferiori alla metà di quelli medi delle stesse attività condotte da altri soggetti, il pagamento dell’IMU è dovuto per gli alloggi pubblici che, com’è noto, sono locati a canoni stabiliti per legge e, in Puglia, mediamente pari a 1/10 di quelli di mercato. E preoccupa che questa palese sperequazione sia avvolta in una spessa coltre di silenzio e indifferenza.

“In realtà, ciò che non è riuscito a Berlusconi con il decreto legge 112/2008, per l’appello alla Corte Costituzionale vinto dalle Regioni, sta riuscendo al governo Monti. Come si ricorderà, il decreto, sotto il titolo “misure per valorizzare il patrimonio residenziale pubblico”, nascondeva un piano di dismissione di quel patrimonio, ignorando le migliaia di domande di alloggi pubblici giacenti presso i comuni. Gli IACP, in Puglia faticosamente risanati e dunque in grado finalmente di programmare la costruzione di nuovi alloggi e la manutenzione di quelli esistenti, rischiano di dover vendere il patrimonio per pagare l’IMU. Le aliquote IMU maggiorate che alcuni comuni stanno adottando in questi giorni e l’incertezza interpretativa circa la rinuncia della quota dello Stato, unite all’impossibilità di aumentare i canoni di locazione in un momento nel quale i redditi delle famiglie subiscono una contrazione insopportabile, fanno temere un vero e proprio tracollo degli enti gestori del patrimonio di edilizia residenziale pubblica. L’unica possibilità di sopravvivenza sarebbe, appunto, la vendita del patrimonio.

“Le Regioni da tempo richiamano l’attenzione dei Ministeri competenti sulla necessità di adottare misure atte a minimizzare l’impatto dell’IMU sul patrimonio di edilizia residenziale pubblica e, più in generale, a defiscalizzare l’edilizia residenziale sociale. Ma le risposte sono state del tutto insoddisfacenti. Sulla questione della casa, infatti, il disinteresse dello Stato è totale. Di fronte all’aumento dei soggetti per i quali è impossibile accedere a un alloggio decente ai prezzi di mercato e all’aggravarsi delle condizioni di disagio e di emergenza per effetto della crisi economica e occupazionale che attanaglia il paese, l’onere di fronteggiare il fabbisogno è tutto sulle spalle delle Regioni e degli Enti locali: basti ricordare l’azzeramento della quota statale del Fondo nazionale (sic!) di sostegno all’affitto, alimentato in Puglia ormai per il 95% dalla Regione, e le parole pronunciate dal Ministro tecnico delle infrastrutture nel corso dell’audizione in VIII Commissione Camera dei Deputati il 15 dicembre 2011: “Ribadisco che quello della casa è soprattutto un tema delle amministrazioni locali”.

“Di fronte alla prospettiva dell’azzeramento del patrimonio residenziale pubblico, in un paese che ha già un record negativo a livello europeo in questo campo, non ci resta che fare nuovamente appello ai comuni perché introducano un po’ di equità in una tassa palesemente ingiusta mantenendo ai livelli più bassi l’aliquota IMU per il patrimonio IACP, e questo non solo per sensibilità sociale ma anche per ragioni di buon senso:i contraccolpi sociali di livelli di IMU che portassero al collasso i già precari bilanci degli enti, infatti, ricadrebbero inesorabilmente sulle amministrazioni locali, parola di Ministro tecnico! “.

Fonte: Regioni.it

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