Piano Città, luci e ombre per l’Inu

L’Inu, Istituto Nazionale di Urbanistica commenta il nuovo provvedimento conosciuto come Decreto Crescita, in vigore dal 26 giugno scorso. 

“Si tratta di misure (che toccano molteplici aspetti e strumenti) messe in opera in poco tempo ed in un difficile quadro di scarsità di risorse pubbliche (ma anche private), da cui si attendono esiti diretti ed indiretti apprezzabili per muovere positivamente l’economia delle imprese e delle famiglie, la propensione all’investimento, ecc.

Fra le Misure urgenti vi è quella che il DL 83 all’art. 12, denomina Piano nazionale per le Città ed è su questo che l’INU vuole sia evidenziare schematicamente gli elementi positivi (che vanno riconosciuti e di cui si devono cogliere le potenzialità), sia sottolineare quelli che suscitano delle perplessità (su cui riflettere, magari in sede di conversione in legge del DL)”.

Sono da considerare per l’Inu potenziali aspetti positivi:

1) l’importanza che, in questa prima fase, sia stata colta dal Governo almeno l’opportunità di utilizzare le Città, le loro progettualità e le loro politiche come laboratori economici e sociali per innescare alcune azioni condivise e visibili per la crescita (non considerando dunque le Città quasi esclusivamente come centri di spesa pubblica da controllare e ridurre!)

2) anche se non in modo sufficiente, torna a scriversi nella “agenda” dello Stato il tema di politiche urbane nazionali, dopo un vuoto ormai quasi decennale

3) vengono in parte ripresi ed in parte introdotti per essere sperimentati, nuovi strumenti e nuove procedure (senza offrire il “tradizionale” ricorso a deroghe, varianti automatiche, o altro di simile, cui si è assistito dalla fine degli anni 90) quali, ad esempio, la Cabina di regia ed il Contratto di valorizzazione urbana

4) ritorna un’azione che può promuovere e stimolare la progettualità competitiva delle Città e la valutazione comparativa di tali progettualità (dopo la fine ormai quinquennale della stagione dei Programmi complessi, l’esaurimento dei PIC Urban dell’UE e dei Contratti di quartiere italiani, la marginalità delle azioni e dei programmi delle Regioni in questo campo).

Sono invece secondo l’Istituto Nazionale di Urbanistica da considerare come aspetti che destano perplessità:

1) la modesta entità delle risorse economiche (non per cattiva volontà o capacità di reperimento da parte del Governo) effettivamente messe a disposizione (224 milioni di € spalmati su 6 anni!), pur dovendosi considerare il realistico effetto volano (oltre a quello ottimisticamente sperato dal DL) nei confronti dell’investimento e delle risorse private che dovrebbero dilatare non poco l’entità economica complessiva

2) oltre alle scarse risorse pubbliche in gioco, non sembra abbastanza verosimile (e dunque credibile) come “Piano nazionale per le Città”, un insieme di interventi che appare più una miscellanea di oggetti che possono fruire di (pochi) finanziamenti pubblici, che un pacchetto integrato di azioni efficaci per la riqualificazione urbana, il miglioramento infrastrutturale, l’efficientamento energetico, la realizzazione di scuole o parcheggi, il social housing,… (sono gli obbiettivi e campi di intervento dell’art 12 del DL 83)

3) uno sguardo troppo limitato al breve periodo e condizionato dall’urgenza, cantierabilità e spendibilità degli interventi più che dallo spessore e valore dei progetti (ad esempio, un esplicito riferimento a considerare come attivazione precoce di progettualità in vista di auspicabili nuove politiche urbane UE della Programmazione 2014-2020, poteva essere convincentemente fatto)

4) forse potrebbe costituire un elemento di sottovalutazione di problematicità, in una prospettiva di un’utile governance collaborativa fra Istituzioni, la scelta che il DL 83 fa, di operare in “presa diretta” fra Governo e Città, senza un rapporto con le Regioni su una materia come quella della riqualificazione urbana

5) in ultimo, ma non certo per ultimo, l’INU si sarebbe aspettato (almeno nella Relazione al DL 83!) un cenno di consapevolezza di questo Governo (di cui vanno certamente apprezzati l’impegno nei confronti del Paese, la competenza, la credibilità) sulla opportunità, necessità ed urgenza di offrire al Paese, con il Parlamento, un “telaio” di principi, obbiettivi e regole fondamentali per la pianificazione ed il governo del territorio (che attende la indispensabile legge nazionale dal 2001, per non dire dalla nascita della Repubblica nel 1947! e cioè dalla modifica del Titolo V della Costituzione); un telaio cui si potrebbero meglio riferire, se esistesse, anche provvedimenti come quelli dello stesso DL 83).

Fonte: Inu

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