Riqualificazione patrimonio immobiliare: a Napoli gli esperti si confrontano

Crescita del disagio abitativo e necessità di ridurre il consumo energetico: sono questi due dei temi focali affrontati nell’incontro organizzato dal Dipartimento di Ingegneria civile, design, edilizia e ambiente della Seconda Università di Napoli nell’ambito di un programma di ricerca sulla manutenzione urbana che coinvolge il Miur ed alcuni atenei italiani.

La riqualificazione del patrimonio immobiliare di edilizia pubblica abitativa e la dismissione con vendita agli aventi diritti sono state altre due tematiche su cui hanno discusso docenti, amministratori pubblici, esponenti di Federcasa e di Iacp.

Pasquale Belfiore, professore ordinario di composizione architettonica e consulente del ministero dei Beni Culturali per l’architettura contemporanea, ha illustrato il cuore della questione: “Il perno della ricerca ruota su una domanda: è meglio ristrutturare o demolire e ricostruire? Le risposte sono molteplici soprattutto rispetto ai costi ed al limite di convenienza quando si demoliscono o si ristrutturano quartieri popolari. Gli studi svolti finora mettono sul tappeto molte criticità – ha continuato Belfiore -, oltre i costi si tratta di valutare le nuove norme antisismiche, il risparmio energetico, l’adeguamento delle strutture urbane, la tipologia di alloggi profondamente cambiata negli ultimi decenni. Prima una casa popolare era costruita per una famiglia media di 5 persone. Oggi c’è una forte richiesta di abitazioni per coppie (anziani o giovani) e per single”.

E le nuove esigenze sociali costituiscono uno dei pilastri su su cui l’IACP della provincia di Napoli pianifica le sue azioni:  il programma di nuove costruzioni, recentemente rilanciato dopo la soppressione dell’Imu per il 2013, prevede anche abitazioni in co-housing per single e per diversamente abili. Per quanto riguarda invece la dismissione del patrimonio immobiliare, il Commissario straordinario Iacp Napoli Carlo Lamura concentra l’attenzione due dati in particolare: “In questi ultimi due anni, la vendita di parte degli immobili ai legittimi assegnatari è stato l’unico modo per ottenere risorse da impegnare nella costruzione di nuovi alloggi. Parallelamente, risulta difficile risalire agli assegnatari originali considerando la lunghissima durata di tempo di locazioni e la conseguente frammentarietà. Senza tener conto del fenomeno dell’occupazione abusiva”.

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In ultima battuta si è affrontata la questione dei piani pluriennali di efficientamento economico per ottemperare agli obblighi comunitari in materia di efficienza energetica. Il direttore generale di Nomisma, Luca Dondi si è soffermato sull’evidenza dell’esigenza di “definire in tempi brevissimi un piano pluriennale di efficientamento del patrimonio immobiliare privato e pubblico. La dotazione di edilizia residenziale pubblica non è solo inadeguata rispetto al disagio abitativo crescente, ma viene ulteriormente contingentata da una discutibile strategia di dismissione. A questo si aggiunge una insufficiente rotazione dell’inquilinato, per inadeguatezza delle condizioni che definiscono la permanenza degli assegnatari e l’assenza di soluzioni per gestire la fuoriuscita dalla situazione di disagio più acuto”.

Il suggerimento che emerge da Nomisma pare essere pertanto quello di scegliere con cura gli assegnatari di alloggi Erp in base alle esigenze reali di necessita, mettere in campo azioni di monitoraggio e predisporre azioni di sostegno per le forme di disagio meno acuto: un compito che spetta alle amministrazioni comunali, purtroppo non sempre rapide nell’aggiornare le graduatorie relative agli aventi diritto.

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