Rischio sismico medio-alto per il 38% dei Comuni

A scattare la fotografia dell’Italia in relazione alle zone sismiche e’ il rapporto ”I Comuni Italiani 2009”, realizzato dalle Fondazioni Anci Ricerche Cittalia e Ifel, presentato alla 26esima Assemblea Anci.

Il panorama che emerge dalla suddivisone dei comuni italiani in quattro classi in relazione al grado di sismicita’ (alto, medio, basso, molto basso) e’ piuttosto eterogeneo, e si spazia da regioni come la Calabria in cui i Comuni ad alto-medio rischio sono il 100 per cento, a regioni in cui il rischio e’ pari allo zero, come in Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Sardegna.

Eccetto alcune aree delle Alpi centrali e della Pianura Padana, oltre al tratto costiero della Toscana, le zone piu’ colpite dai sismi per frequenza e intensità, come le Alpi orientali, l’Appennino Centro-meridionale, l’Arco calabro e la Sicilia orientale, fanno dell’Italia una delle zone più sismiche del Mediterraneo.

Sono sostanzialmente quattro le regioni che si attestano su percentuali pari o superiori al 90 per cento: la Campania, al 90 con 496 comuni ad alto-medio grado; la Sicilia, al 91 con 356 Comuni; le Marche, con il 95 e 234 Comuni; la Basilicata, con il 96 e 126 Comuni.

Ed e’ proprio nella fascia appenninica che si rileva il maggior grado di sismicità, tanto che il 60 per cento dei comuni di Toscana (totale sismicità regionale 65), Umbria (75), Marche, Lazio(77), Abruzzo(82), Campania, Molise (89) e Basilicata sono concentrati nelle classi a più alto rischio.

Tra i comuni metropolitani a rischio medio compaiono Firenze, Napoli, Catania e Palermo, mentre Bologna, Roma e Bari registrano un basso grado di sismicità, che le avvicina a quelle con grado molto basso di Torino, Trieste, Venezia, Milano, Genova e Cagliari.

Dal rapporto emerge l’assenza di stretta correlazione tra la distribuzione dei comuni per classi di ampiezza demografica e il fenomeno sismico.

Dall’analisi risulta che circa un terzo dei comuni italiani in ciascuna delle sette fasce prese in considerazione presenta un rischio medio-alto di sismicità, in linea quindi con la percentuale nazionale.

Il valore assoluto più consistente rispetto ai comuni ad alta sismicità e’ quello relativo ai comuni più piccoli, ben 370 sotto i 2 mila abitanti, seguiti dai 228 con meno di 5 mila abitanti, dai 69 comuni con meno di 10 mila abitanti, i 29 sotto ai 20 mila abitanti, gli 8 che non raggiungono i 60 mila cittadini e i 6 tra i 60 mila e i 250 mila.
I 12 comuni con oltre 250 mila abitanti distribuiti equamente nelle classi a rischio medio, basso e molto basso.

Le regioni meno esposte ai rischi legati alla sismicità sono il Piemonte e la Lombardia, al 3 per cento, la Liguria e il Veneto, rispettivamente al 14 e 15 per cento, Puglia e Emilia-Romagna, che si attestano a 26 e 31 per cento.

I comuni appartenenti a quest’ultima classe sono 3487, pari al 43 per cento del totale, oltre il doppio di quelli a grado basso, che sono 1551, pari al 19 per cento.

Fonte: www.regioni.it

 

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