Semplificazione in edilizia: la proposta degli architetti per le p.a.

Per l’auspicabile piano di rigenerazione delle periferie urbane, servono processi edilizi snelli ed efficaci e provvedimenti volti a semplificare e rafforzare il rapporto tra i Professionisti e la Pubblica Amministrazione per recuperare efficienza nelle procedure, creare presupposti per lo snellimento, introdurre principi e azioni di sussidiarietà attraverso uno sforzo congiunto professionisti P.A. intorno a pochi ma chiari obiettivi.

Tra questi, la certificazione informatizzata di ogni atto e documentazione (piani, regolamenti norme, ecc…) presente nella P.A. con procedure che rendano la compilazione e la certificazione di atti progetti e documenti, coordinata, coerente ed attuativa delle norme e dei regolamenti di riferimento; l’obbligatorietà di introduzione di Sistemi Informativi territoriali nella gestione del territorio; l’accelerazione del processo di sussidiarietà, nei processi amministrativi, attraverso gli ordini professionali ed i professionisti. Le regole dettate della I.T.C., Information and Comunication Technology, e dai mercati globali, rendono necessario – infatti – un aumento della capacità di gestire informazioni e di renderle trasferibili. 

Se ne è  parlato a Venezia nel corso del convegno “I professionisti e la pubblica amministrazione nel processo di semplificazione” organizzato dal Consiglio nazionale degli Architetti, paesaggisti, pianificatori e conservatori, e dall’Ordine di Venezia.

Gestire le informazioni rappresenta un requisito professionale nuovo per gli architetti chiamati a trasformarsi in lavoratori della conoscenza a cavallo fra tradizione ed innovazione: un ruolo che spesso sconfina in settori non di competenza esclusiva ma nei quali la capacità dell’Architetto di portare valore aggiunto è imprescindibile.

Emerge la necessità di realizzare e accedere ad un modello informatico unico: si tratta di uno degli obiettivi più complessi da raggiungere, poiché alla vastità del sistema normativo, regolamentare e legislativo, si somma la problematica di tipo locale, legata al territorio ed alla gestione dell’ente locale: ogni dato deve potersi connettere con gli altri “moduli” informativi, deve potersi scomporre in sottoinsiemi e sopratutto deve avere la capacità di muoversi rapidamente.

Da qui la proposta degli architetti italiani: sperimentare almeno tre modelli applicativi che in qualche modo vanno a risolvere problemi a vari livelli. 

Il primo modello “completamente certificato”presuppone la necessità che l’ente locale,  interlocutore dell’architetto, abbia avviato e portato a termine in maniera completa, un avanzato processo di “digitalizzazione” di ogni dato in suo possesso necessario alla definizione delle pratiche tecnico amministrative. Vale a dire dati catastali, anagrafici, sulla vincolistica, sull’urbanistica generale ed attuativa, sulle regolamentazioni tecniche o amministrative. 

Il secondo modello“semplice on line” – nel caso in cui l’ente locale sia completamente sprovvisto di ogni forma di “digitalizzazione” dei dati in suo possesso necessari alla definizione delle pratiche tecnico amministrative: i dati catastali, anagrafici, sulla vincolistica, sulla urbanistica generale ed attuativa, sulle regolamentazioni tecniche o amministrative, sono tutti completamente cartacei, o non archiviati secondo modelli organizzato e attraverso data base relazionali. 

Il terzo modello, infine, è quello che potrebbe essere definito come “scalabile “. Questo particolare approccio tenta di risolve due problemi: da un lato, consentire agli enti locali l’inizio di un graduale processo di innovazione; dall’altro, creare un approccio analitico induttivo che induca il sistema ad auto accrescersi: i dati in parte già precostituiti verranno indicizzati e resi compatibili con tutti i nuovi dati provenienti dalle istanze degli utenti stessi.

I dati catastali, anagrafici, sulla vincolistica, sulla urbanistica generale ed attuativa, sulle regolamentazioni tecniche o amministrative, saranno continuamente aggiornati, con l’accrescersi delle istanze presentate secondo modelli organizzati per realizzare data base relazionali. 

Tutto ciò  andrà certamente ad incidere sulle problematiche legate al lavoro, la difficile dinamica di accesso e le crescenti difficoltà di collocazione di almeno due generazioni di architetti, nell’attuale mercato: aspetto, quest’ultimo, che rappresenta uno degli obiettivi di questo Consiglio nazionale e del sistema ordinistico più in generale. 

E’ aumentato in modo esponenziale, negli ultimi dieci anni, il numero dei laureati in architettura e degli iscritti agli Ordini: si è passati da 65.000 del 2000 a i circa 145.000 attuali, con circa il 50% degli iscritti al di sotto dei 40 anni. La radicale trasformazione del mercato ha, inoltre, incrinato il meccanismo-automatismo laurea più abilitazione professionale uguale lavoro. 

Ecco spiegato perché occorre procedere quanto prima ad una analisi e mappatura delle “tipologie professionali” consolidatesi negli corso degli ultimi anni, a seguito della riforma della normativa sui lavori pubblici e sulla edilizia, del riordino dell’ordinamento degli Enti Locali e delle riforme universitarie e degli Albi Professionali.

Particolare attenzione va posta alle aree di occupazione ed i rapporti contrattuali conseguenti, nonché alle problematiche di accesso verso le nuove forme di lavoro e quelle consolidate nonché le possibili azioni di tutela.

Serve tracciare un “profilo” della figura dell’architetto di questo millennio cercando di recuperare la centralità della figura professionale nella diversità di condizioni lavorative, tematiche e contrattuali. 

La auspicata legge di riforma delle professioni – secondo gli architetti italiani – potrebbe essere un utile terreno di confronto: il ruolo chiamato a svolgere, dagli architetti, all’interno delle molteplici tipologie lavorative necessita di strategie settoriali che possano, nel rispetto di tutela di principi generali, garantire una specifica azione nei confronti del mondo dei giovani, della libera professione, del contratto da lavoro dipendente, della ricerca e delle consulenze.  

Fonte: CNAPPC
 

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