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Comuni e tasse: l'Anci auspica che la Service Tax sia equa e sostenibile
Dopo le dichiarazione allarmistiche sugli stipendi dei dipendenti comunali a rischio, Fassino illustra la questione sulla nuova imposta

Dopo le dichiarazioni allarmistiche rilasciate dall’Anci a proposito del rischio che molti Comuni non sarebbero in grado di pagare gli stipendi ai dipendenti nel caso in cui non siano trasferiti entro brevissimo tempo dal Governo ai Comuni i 2,4 miliardi che coprono la cancellazione della prima rata dell’IMU, il dibattito torna a focalizzarsi sulla struttura e sull’essenza della nascitura Service Tax.

La tassa che a partire dal primo gennaio 2014 andrà a colmare lo spazio lasciato vuoto (soprattutto per le casse dei Comuni) da IMU e Tares sta nuovamente accendendo il dibattito su di sé. Proprio il Presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani Piero Fassino ha fatto sentire la sua voce in materia: “La Service Tax sia equa e sostenibile. Abbiamo dato la disponibilità a sederci a un tavolo per condividere l’impostazione della nuova Service Tax e un confronto si aprirà formalmente nei prossimi giorni ma deve essere chiaro che si deve trattare di un contributo equo da un punto di vista fiscale e sostenibile per i cittadini, cioè il suo ammontare non deve essere più oneroso dell’IMU“.

Per approfondire leggi L’IMU non esiste più, ma dal 2014 arriva la Service Tax.

Fassino è stato sentito dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera sul Decreto IMU: sulle ipotesi avanzate in questi giorni di rivedere l’IMU per consentire di fermare l’aumento dell’Iva, Fassino ha ricordato che si tratta, come per il decreto già varato, “di scelte del Governo in cui non entriamo. Ci limitiamo a prenderne atto, perché il Governo è libero di fare le sue scelte, ma il conto non deve essere fatto pagare ai Comuni”.

Il Presidente dell’Anci e Sindaco di Torino ha poi ribadito anche la pressante richiesta dei sindaci di allentare il Patto di Stabilità interno, affermando che esso rappresenta una prigione che mortifica gli investimenti configurandosi come un ostacolo all’obiettivo di sostenere gli investimenti per favorire la crescita: nella sua visione il Patto di Stabilità andrebbe comunque rivisto in modo globale puntando a ridurre il contributo dei Comuni.


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