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Piano Casa? Un fiasco
Nessun effetto e pocchissime le domande presentate a livello regionale per usufruire dei benifici della terza versione del Piano Casa

Una macchina da circa 6 miliardi, ma anche se alla versione numero 3, il nuovo Piano Casa s’è rivelato un fiasco.

Lo scorso maggio, con il Decreto Sviluppo varato dal Consiglio dei Ministri, prendeva il via una nuova versione del Piano Casa, ribattezzato “Piano città”, che però riguarda solo le aree urbane degradate.

L’obiettivo è quello di incentivare la demolizione e ricostruzione degli edifici, prevedendo come premio la possibilità di ampliamenti fino al 20 per cento per gli immobili residenziali, mentre per gli edifici non residenziali, come gli edifici industriali, magazzini, negozi, l’aumento di volumetria potrà arrivare fino al 10 per cento.

Le Regioni, entro 60 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento, avrebbero dovuto approvare specifiche leggi per incentivare la riqualificazione delle aree urbane degradate “con presenza di funzioni eterogenee e tessuti edilizi disorganici o incompiuti”, anche con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.

Ad oggi, però, i dati dell’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) in merito alle domande inoltrate, con riferimento già al ‘primo’ piano casa, parlano chiaro:  21 mila in Veneto, 5 mila in Sardegna, 600 nelle Marche, 550 in Toscana, 250 in Valle d’Aosta, 232 in Lombardia.

L’Ance, infatti, a sentire il suo direttore del mercato privato, Massimo Ghiloni, sperava in un effetto “da 4,6 miliardi già nel 2010. Invece, zero.

Certo, la crisi degli ultimi tre anni nel settore dell’edilizia è stata forte.

Mentre però il Piano casa due (il primo, quello del 2008 era sull’Housing sociale, sbloccato solo ora grazie a una delibera Cipe) falliva di giorno in giorno, costringendo gli interessati a correre dietro a un garbuglio, anzi una vera e propria matrioska di leggi, regolamenti, vincoli esigenti, delibere diverse di città in città e spesso restrittive, le ristrutturazioni andavano bene.

Il caso della Lombardia è emblematico: fermi sul piano casa, attivissimi nelle ristrutturazioni”.

Piano casa che, oltretutto, nella Regione Lazio ha acceso forti polemiche.

Quello varato dalla Pisana è stato impugnato, infatti, dall’ex Ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan per legittimità costituzionale. Addirittura Galan si è anche detto pronto alle dimissioni pur di impedire “abusi sul paesaggio senza controlli e che di fatto blocca la necessaria tutela del ministero su questo tema così delicato per il futuro del nostro Paese”.

La crisi lo ha preceduto e sembra che la Polverini, Presidente della Regione Lazio, abbia scherzato “ora sta messo peggio lui di me”.

Fonte: AgenParl

 


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