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I professionisti tecnici uniscono le forze per rilanciare la crescita
I Consigli Nazionali e le Casse di previdenza hanno deciso di costiuire un fondo comune per la progettazione, il finanziamento e la conduzione di opere pubbliche e private

Un capitale da 7,3 miliardi di euro, un fatturato complessivo di oltre 12,7 miliardi di euro, mezzo milione di professionisti iscritti agli albi professionali.

E’ questo il patrimonio economico e di conoscenza che le Casse di previdenza e i Consigli nazionali delle professioni tecniche (ingegneri, architetti, geometri, periti industriali, dottori agronomi e forestali, geologi e chimici) hanno deciso di mettere in campo con interventi diretti a sostegno dello sviluppo della professione e della crescita del Paese.

“Abbiamo avviato un laboratorio comune di idee e progetti, perché l’attuale assetto dell’economia italiana e del mercato dei servizi professionali, oltre che il dibattito legislativo sulla riforma degli ordini, ci spingono a unire le nostre forze economiche e capacità progettuali, per rilanciare la nostra professione”, ha detto Paola Muratorio, presidente di Inarcassa, la Cassa di previdenza e assistenza degli ingegneri e architetti liberi professionisti, aprendo i lavori dell’incontro organizzato ieri a Roma dai Consigli nazionali dei professionisti tecnici e dalle rispettive Casse .

Tra le proposte allo studio del tavolo comune, e che saranno presentate a ottobre al governo e al parlamento, c’è la costituzione di un fondo nel quale confluirà il capitale di rischio delle Casse, per la progettazione, il finanziamento e la conduzione di opere pubbliche e private.

Collaborando strettamente con le p.a. e garantendo qualità, innovazione e sostenibilità ambientale nei processi adottati.

“Abbiamo molti giovani iscritti, quasi la metà professionisti under 40, che continuano ad aumentare a ritmi vertiginosi ogni anno”, ha sottolineato Muratorio nel corso del suo intervento. “L’accesso e l’affermazione nel mercato del lavoro è sì difficile, non certo a causa di restrizioni all’ingresso, ma per le sempre minori opportunità di lavoro”, ha proseguito Muratorio, “come dimostrano anche i dati sui redditi medi dei liberi professionisti tecnici, che nel 2009 ammontano a 26 mila euro, con drammatiche differenze tra Nord e Sud e tra uomini e donne”.

Se questa è la premessa, in un contesto di bassa crescita dell’economia italiana, nell’ambito del quale sono stati compressi e in qualche caso azzerati gli investimenti in infrastrutture, come ha messo in evidenza in apertura dei lavori Ernesto Auci, moderatore dell’incontro, i rappresentanti dei professionisti vogliono intervenire direttamente a sostegno della professione, partecipando al tavolo sulle scelte in campo economico-sociale a fianco del governo, della componente industriale e dei sindacati. “Un tavolo che finché si mantiene solo su queste tre gambe non si reggerà mai bene, perché ne occorre una quarta: quella dei professionisti italiani”, ha detto Giuseppe Jogna, presidente del Consiglio nazionale periti industriali.

Jogna ha annunciato gli altri progetti in cantiere: innanzitutto la standardizzazione delle prestazioni professionali a un minimo garantito di qualità del servizio, in modo da superare il fenomeno delle gare al massimo ribasso che “attualmente sta stravolgendo il settore dei lavori pubblici”, ha spiegato Jogna, “perché è a rischio tanto la qualità della prestazione professionale quanto l’efficacia dell’azione amministrativa”.

Altro progetto in campo: la rete degli studi professionali, sulla falsariga delle reti di imprese, in modo da ottenere economie di scala, sinergie professionali e incentivi fiscali, proponendo un ormai ineludibile approccio interdisciplinare nella fase di progettazione.

Infine, allo studio c’è anche la rottamazione degli impianti elettrici non a norma, che metterebbe in moto un circolo virtuoso di lavori e finanziamenti a costo zero per le finanze pubbliche.

Ambiti “professionali” per eccellenza come la sicurezza, l’ambiente e la manutenzione dello straordinario patrimonio edilizio italiano, saranno tutti interessati dalle proposte unitarie dei Consigli e delle Casse.
Con il risultato, secondo le prime stime annunciate da Jogna, di “creare nuovo lavoro, solo nel settore dell’efficienza energetica, per 200 miliardi di euro entro il 2020”. E con l’obiettivo, sottolineato in tutti gli interventi dei presidenti degli Ordini e delle Casse interessati, di “assicurare sostenibilità ambientale, lavorativa e previdenziale al Paese, ai professionisti e ai giovani che si affacciano sul futuro”.

 Fonte: Inarcassa


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