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Urbanistica e territorio, città italiane in espansione
Secondo il 7° Rapporto Ispra tra il 1999 e il 2006 a livello nazionale si è costruito ogni anno per un’estensione equivalente a 3 volte la superficie della città di Napoli

Nelle grandi città italiane continuano ad aumentare lo sfruttamento del suolo e la produzione di rifiuti, in quest’ultimo caso in controtendenza rispetto al dato totale nazionale, mentre calano i consumi d’acqua e le emissioni in atmosfera, insieme al numero di autovetture circolanti.

Sono alcuni dei risultati emersi dal VII Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano dell’ISPRA – presentato nella sede di Roma dell’Istituto – che riunisce i principali indicatori ambientali riferiti a 48 tra i maggiori centri urbani del Paese.

Per ciò che riguarda il dato sul consumo del suolo nei centri urbani, assistiamo alla compromissione e alla frammentazione di ampi territori, con una generale accelerazione del processo negli anni successivi al 2000.

L’espansione delle aree urbane in Italia continua a sigillare il suolo con un tasso di consumo pari a cento ettari al giorno: tra il 1999 e il 2006 a livello nazionale si è costruito ogni anno per un’estensione equivalente a 3 volte la superficie della città di Napoli.

Molte città hanno quindi aumentato la propria estensione, diminuendo la densità abitativa: è successo, ad esempio, a Roma, passata da un’intensità d’uso di 109,5 abitanti per ettaro di suolo consumato a una di 80 abitanti per ettaro, tra il 1990 e il 2008.

A livello nazionale, l’intensità d’uso è scesa dai 35,6 ab/ha del 1994 ai 30,9 del 2006, mentre la superficie impermeabile è passata nello stesso periodo da 281 a 323 metri quadri per abitante. 

Nel 2009, il dato sul consumo di acqua pro capite – uno dei più rilevanti per definire la sostenibilità ambientale di una città – vede una diminuzione rispetto al 2000 dell’11,4%, con punte virtuose a Prato, che ha valori di poco superiori ai 46 m3/abitante, seguita da Sassari (46,8 m3) e Foggia (48,1 m3).

Migliora la pianificazione e anche la situazione delle reti di distribuzione, che resta però difficile: nelle ultime 14 città inserite nello studio, tra 2005 e 2008 le perdite rilevate al livello di Ambito Territoriale Ottimale (ATO) sono calate dal 31% al 29% del totale, con punte di spreco in alcuni ATO dove si va oltre il 45%. Anche la percentuale di acque reflue depurate risulta molto elevata, essendo maggiore del 90% in 49 città (in 28 arriva al 100%), ma restano ancora 7 città dove è inferiore al 70%.

Sono in calo anche le emissioni in atmosfera per tutti gli inquinanti: i dati, relativi al 2008, mostrano una diminuzione nelle emissioni di particolato aerodisperso (il PM10 primario), ma anche di ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili diversi dal metano, ossidi di zolfo, ammoniaca e benzene.

Nelle aree urbane del bacino padano però sono stati superati quasi ovunque i valori limite di concentrazione in aria relativi ai vari inquinanti, in particolare per PM10, PM2,5, NO2 (biossido di azoto) e ozono: anche nel resto dell’Italia, pur in presenza di situazioni di inquinamento meno intenso e generalizzato, nelle aree urbane sono frequenti concentrazioni degli inquinanti atmosferici superiori ai valori limite. 

Le città italiane registrano anche mutamenti delle condizioni meteoclimatiche, che hanno portato tra 2001 e 2009 a un calo delle precipitazioni nella maggior parte dei casi e a un aumento generalizzato della temperatura rispetto al periodo 1971-2000. Nel primo caso Bergamo è la provincia dove le piogge sono diminuite di più, con un decremento medio annua pari a 25 millimetri, mentre nella provincia di Pescara c’è stato il più alto incremento medio (pari a 20 mm); le temperature sono in costante aumento in tutte le province monitorate, con Vicenza, Padova e Cagliari che hanno avuto una crescita media di 1°C rispetto al periodo 1971-2000. 

L’aumento medio della temperatura nel periodo 2000-2009 rispetto al periodo 1971-2000 è stato comunque pari o superiore a 0,5°C in tutte le province.  Buone notizie sul fronte dei veicoli, che restano tanti ma vedono una sensibile diminuzione del loro numero, nel periodo 2005 – 2009, con un calo significativo in tutto il centro Nord, da Milano (-2,9%) a Venezia (-3,5%) fino a Roma, dove si arriva a un -5,2%; al sud invece si cresce un po’ ovunque, oscillando tra l’1,2% di Cagliari e il 5,9% di Catania, con l’eccezione di Salerno, Pescara e Sassari dove si rileva una diminuzione delle autovetture pari rispettivamente a 3,4%, 0,4% e 0,3%.

Aumentano le auto a gasolio e quelle ad alta cilindrata, ma anche quelle con minori emissioni. Tra il 2003 e il 2009 si è visto anche un notevole calo degli incidenti stradali in città, pari in media al 14,2%. Molto resta da fare sulla mobilità sostenibile; pur registrando un generale miglioramento nel lungo periodo (2000-2009), è ancora presente una disomogeneità territoriale tra le città del nord e del sud Italia, evidente ad esempio per la disponibilità di piste ciclabili o di aree pedonali.

Si segnala inoltre un incremento dell’utilizzo del trasporto pubblico esteso su buona parte delle città esaminate. Le città più popolose, Roma e Milano, sono quelle che al 2009 registrano il maggior numero di passeggeri trasportati dai mezzi pubblici per abitante, con valori pari rispettivamente a circa 700 e 530. Continua tuttavia ad essere considerevole il divario tra le città del nostro Paese e le città del nord Europa nell’applicazione di misure volte ad incentivare la mobilità sostenibile.

Il patrimonio di aree verdi cittadine resta in sostanza invariato; i dati del 2009 vedono solo minimi miglioramenti, visto che in più della metà delle città analizzate il totale di verde non supera il 5% e solo in 8 città va oltre il 20%. Palermo è il Comune con la maggiore copertura di aree verdi sul territorio comunale (31,9%), seguito da Ravenna (29,9%), Ancona (28,1%) e Roma (27,5%).

L’analisi disaggregata del verde pubblico nelle sue varie tipologie, presentata per la prima volta in questa edizione del Rapporto, ha evidenziato l’elevata incidenza percentuale di aree naturali tutelate (parchi e riserve naturali, Siti d’Interesse Comunitario, etc.), molto importanti dal punto di vista ecologico e ambientale. Nuova anche l’analisi relativa alle aree agricole e agli alberi monumentali: numero di aziende e superficie agricola totale mostrano in generale un trend in continua contrazione, mentre in quasi tutte le Regioni italiane vigono leggi specifiche per la tutela degli alberi monumentali.

Anche il turismo è un fattore importante di pressione sull’ambiente, visto che nelle città censite il numero di esercizi ricettivi complessivi, tra il 2006 e il 2009, è aumentato del 40%, ma solo dell’8% a livello nazionale. I posti letto totali, nelle 48 aree urbane, sono cresciuti nello stesso periodo del 10% e solo del 2% nell’intero Paese e arrivi e presenze costituiscono, rispettivamente, il 75% e il 73% di quelli nazionali. In termini di infrastrutture, sarebbe preferibile una crescita più sostenuta dei posti letto piuttosto che di nuove strutture ricettive, che occupano più suolo e implicano maggiori spese “fisse” e consumi più alti.

I grandi agglomerati cittadini hanno una produzione di rifiuti maggiore che nel resto del paese: solo 11 di quelli censiti sono sotto la media nazionale, mentre nel 2008 il loro valore medio pro capite è ad essa superiore di circa 79 kg per abitante, nello specifico 620 kg contro 541. I maggiori incrementi di produzione si sono avuti a Campobasso (+7,3%), Modena (+7%), Forlì e Napoli (+6,2%). Un calo superiore al 10% si riscontra, invece, per Potenza (-19%), Terni (-11,4%) e Catania (-10,4%).

Meglio la differenziata, cui nel 2008 le città hanno contribuito per il 22,6% del totale nazionale facendo registrare, in termini assoluti, un valore di oltre 2,2 milioni di tonnellate. I maggiori livelli di raccolta si rilevano a Novara, sopra il 70%, e a Trento che va oltre il 50% (53,9%): percentuali inferiori al 10%, invece, a Napoli, Catania, Palermo, Taranto, Siracusa e Messina, ma anche Roma supera di poco il 17%.

Fonte: Ispra


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