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Pressing per la proroga degli sfratti
È partito dal Comune di Napoli l’attacco per il rinnovo della misura, non inserita nel milleproroghe. L’Anci chiede un tavolo per contrastare il fenomeno delle morosità

Monta la protesta sulla mancata proroga degli sfratti che per la prima volta, dopo sei anni, non è stata inserita dal Governo nel decreto milleproroghe.

La misura precedente, la venticinquesima nella storia della Repubblica, è scaduta il 31 dicembre scorso (legge n. 25 del 2010). E ora la protesta che punta evidentemente a favorire l’inserimento del rinvio in corso dell’esame, ormai prossimo, del d.l. 225/2010 ai fini della conversione in legge.

La prima richiesta era giunta nei giorni scorsi dal Comune di Napoli che ha chiesto al Governo di intervenire appunto sulla questione della proroga degli sfratti per finita locazione relativi alle categorie deboli.

Stando alle cifre diffuse dall’assessore comunale al patrimonio, Marcello D’Aponte, “700 famiglie a Napoli e 4000 in provincia rischiano di finire per strada se il Governo non presenterà un emendamento in sede di conversione del decreto”

Per D’Aponte il comune “sta facendo il possibile su questo fronte, con un nuovo bando per l’assegnazione di alloggi e il finanziamento alle famiglie disagiate per incentivarle all’acquisto. Tutto questo – aggiunge – in un anno in cui, per la prima volta, non abbiamo ricevuto alcun contributo dalla Regione”.

A tal proposito, il vice sindaco Sabatino Santangelo, ha annunciato l’imminente presentazione in giunta del nuovo Piano Casa “che prevederà un forte contributo per l’housing sociale e interventi di riqualificazione dell’edilizia già esistente”.

Ma il problema, spiega il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, “va risolto alla radice: il Governo – chiarisce – non può bloccare la proroga senza lanciare un piano serio di edilizia popolare”. Il primo cittadino sottolinea come la questione non riguardi solo il capoluogo campano, “ma tutti i comuni, come dimostra l’esito dell’incontro che si è svolto il 15 dicembre scorso a Napoli tra i rappresentanti dell’Anci”.

 In quella sede, aggiunge il sindaco, “l’assessore al ramo del comune di Milano, che non appartiene al mio schieramento politico, è tornato a parlare del cosiddetto Piano Fanfani, con il quale si assegnarono case ai più b isognosi e si creò occupazione. Credo che sia questa la via da percorrere”.

Venerdì scorso invece Claudio Fantoni, delegato alle politiche abitative e Presidente della Consulta casa Anci, ha avuto una serie di incontri con le associazioni sindacali confederali e di categoria ed i rappresentanti degli inquilini (Sunia, Sicet e Unione inquilini) e dei piccoli proprietari (Uppi), dai quali è emersa l’esigenza di una proroga degli sfratti per finita locazione da parte del Governo, e l’attivazione di interventi per arginare con risorse certe la drammatica situazione di chi subisce lo sfratto per morosita’.

“Non possiamo fare finta che nelle nostre città non esista una emergenza abitativa drammatica, visto che ormai quasi l’85% degli sfratti complessivi è per morosità, mentre sono ben 650 mila le famiglie in attesa delle case popolari”, osserva Fantoni.

Tuttavia, le soluzioni a questo pr oblema “non possono ricadere sulle spalle di altri soggetti, magari sui piccoli proprietari per i quali la piccola entrata garantita dal canone di locazione è spesso una ragione di sussistenza”, precisa il presidente della Consulta casa.

Piu’ in generale, come spiega una nota, il delegato Anci alle politiche abitative denuncia l’assoluta mancanza, da parte del Governo, di considerazione della gravità del fenomeno delle emergenze abitative. “È urgente la riapertura di un tavolo governativo che coinvolga tutti i soggetti interessati”, ribadisce Fantoni.

“Dopo la presentazione del piano casa registriamo soltanto un ‘silenzio assordante’, mentre non è più rinviabile una politica che affronti il tema della casa nelle sue articolazioni, ad iniziare dalle fasce sociali più deboli, quelle pi ù esposte alla crisi economica”.

La verità è che il “Governo si è preoccupato di chi non riesce a saldare le rate del muto, ma si è dimenticato di chi non ce la fa a pagare i canoni d’affitto”, rimarca Fantoni.

Il fondo di sostegno all’affitto al momento della sua istituzione nel 2000 ammontava a circa 360 milioni di euro; mentre nel 2009 era pari a circa 143 milioni di euro, e nel 2010 è stato ulteriormente ridotto a circa 110 milioni. Nel 2011 il fondo si ridurrà addirittura a 33 milioni, fino ad arrivare a 14 milioni nel 2013.

A fronte di questi dati, secondo il delegato Anci bisogna “riportare il fondo dell’affitto alla sua capienza originaria, dedicando una parte cospicua delle sue risorse alle situazioni di particolare disagio delle famiglie sfrattate per morosità”.

Da parte loro, conclude la nota, le organizzazioni sindacali si sono trovate d’accordo con l’idea di incrementare il fondo di sostegno agli affitti e di ampliarne la tipologia di interventi con priorità alle famiglie sotto sfratto. È stato, infine, espresso l’auspicio per un immediato avvio del tavolo congiunto sulla la revisione della legge sugli affitti (n. 431 del 1998), la cui attivazione è stata più volte promessa dal Sottosegretario alle infrastrutture Mario Mantovani.

articolo di G. Manfredi tratto da La Gazzetta degli Enti Locali del 17/1/2011


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