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Il 40% degli italiani risiede in zone ad alto rischio sismico
Secondo la ricerca "Terra e sviluppo" le aree ad elevata criticità idrogeologica rappresentano il 10% della superficie italiana e riguardano l'89% dei comuni

“L’Italia è un territorio fragile: le aree ad elevata criticità idrogeologica rappresentano il 10% della superficie italiana e riguardano l’89% dei comuni; le aree ad elevato rischio sismico sono circa il 50% del territorio nazionale e il 38% dei comuni. […]

Questi i dati emersi dalla ricerca “Terra e Sviluppo. Decalogo
della Terra 2010″, realizzata dal neonato Centro Studi del Consiglio Nazionale, con la collaborazione del CRESME.

Il rischio idrogeologico. Secondo lo studio sono circa 6 milioni le persone che abitano nei 29.500 chilometri quadrati del nostro territorio considerato ad elevato rischio idrogeologico, ovvero dove eventi naturali straordinari possono determinare effetti nefasti per cose e persone.

Nel nostro Paese vi sono un milione e 260 mila edifici a rischio di frane e alluvioni. Di questi oltre 6 mila sono scuole, mentre gli ospedali sono 531. Della popolazione a rischio il 19%,
ovvero oltre un milione di persone, vivono in Campania, 825 mila in Emilia Romagna e oltre mezzo milione in ognuna delle tre grandi regioni del Nord, Piemonte, Lombardia e Veneto. E’ in
queste regioni, insieme alla Toscana, dove persone e cose sono maggiormente esposte a pericoli, per l’elevata densità abitativa e per l’ampiezza dei territori che registrano situazioni di
rischio.

Il rischio sismico. I comuni italiani che sono potenzialmente interessati da un alto rischio sismico sono 725, quelli a medio rischio 2.344. Nei primi risiedono 3 milioni abitanti, nei secondi
21,2 milioni.
Il 40% della popolazione italiana risiede in zone a elevato rischio sismico. Si tratta di 6,3 milioni di édifici e 12,5 milioni di abitazioni. Lo studio ricorda che il 60% degli 11,6 milioni di edifici italiani a prevalente uso residenziale è stato realizzato prima del 1971.

L’introduzione della legge antisismica per le costruzioni in Italia è del 1974. 213 miliardi di euro il costo del dissesto idrogeologico dal dopoguerra ad oggi. Investiti 27 miliardi di euro dal 1996 al 2008.

Per quanto attiene il territorio la parte più rilevante degli investimenti degli Enti del Settore Pubblico Allargato è localizzata nelle quattro regioni del Nord Est: 4,9 miliardi pari al 27% del
totale nazionale, una quota in linea con la superficie territoriale (29,6%) e la popolazione (28,9%) ad elevato rischio idrogeologico.

Per quanto riguarda invece i soggetti attuatori degli
interventi si distinguono gli Enti locali, ovvero Comuni, Province e Comunità Montane, con oltre 10 miliardi di investimenti, il 56% del totale. Alle Regioni insieme alle Province Autonome e agli
Enti collegati, compete il 23% (4,2 miliardi) allo Stato il 19% (3,6 miliardi) e infine il restante 2% compete alle imprese locali (Consorzi, Aziende, Società e Fondazioni a carattere locale).

Inoltre, in contrasto con questo scenario, l’analisi delle previsioni demografiche contenute nello studio, mostra, sulla base dei dati Istat, un incremento della popolazione nelle zone a rischio
sismico (oltre 500.000 persone), e nelle zone a rischio idrogeologico (ca. 250.000 persone), nei prossimi dieci anni.

Questo è, secondo il Consiglio nazionale dei Geologi, un ulteriore indicatore della necessità di una più stringente
pianificazione ambientale, di un maggiore controllo territoriale e di un diverso livello di investimento , in grado di garantire la manutenzione ordinaria del territorio e la prevenzione,
nelle aree a maggior rischio.

Fonte: Consiglio Nazionale Geologi


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