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Lavori senza Dia: Architetti di Roma vs d.l. 40/2010
I progettisti romani lamentano la mancanza di obbligo di collaudo e verifica di conformità delle opere e l'assenza dell'attività di direzione lavori

“Avevamo scritto a tutti i parlamentari chiedendo che, in sede di conversione del decreto, fosse adottato l’emendamento previsto dal CNAPPC per garantire sicurezza agli interventi – commenta l’Ordine romano degli Architetti.

La Camera ha tuttavia ritenuto più opportuno ignorare le indicazioni del mondo dei professionisti e approvare il testo dell’emendamento presentato dall’On. Cosimo Ventucci, con la diretta conseguenza di introdurre una norma pasticciata e sostanzialmente inutile”.

“Secondo il testo approvato alla Camera il 6 maggio scorso – aggiunge – chi si accinge a fare opere di manutenzione straordinaria dovrà trasmettere “all’amministrazione comunale una relazione tecnica provvista di data certa e corredata dagli opportuni elaborati progettuali, a firma di un tecnico abilitato, il quale dichiari preliminarmente di non avere rapporti di dipendenza con l’impresa nè con il committente e che asseveri, sotto la propria responsabilità, che i lavori sono conformi agli strumenti urbanistici approvati e ai regolamenti edilizi vigenti e che per essi la normativa statale e regionale non prevede il rilascio di un titolo abilitativo.”

“Ma al termine dei lavori non c’è alcun obbligo di collaudo nè di alcuna forma di verifica da parte di un tecnico sulla conformità  delle opere realizzate rispetto al progetto presentato – fanno notare gli architetti romani – .
E’ sparita inoltre l’attività di direzione lavori. Chi seguirà l’evoluzione del cantiere garantendo che siano rispettati gli obblighi di legge nella tenuta del cantiere?”

“Quindi si tratta di un provvedimento sostanzialmente inefficace, ben lungi dal fornire quelle necessarie garanzie sulla qualità degli interventi di trasformazione edilizia a tutela della sicurezza dei cittadini”.

“Il CNAPPC, giustamente, aveva richiesto che, oltre alla relazione di inizio lavori, fosse resa obbligatoria la consegna di una dichiarazione asseverata firmata da un professionista che certificasse il fatto che i lavori eseguiti non avessero interessato parti strutturali dell’edificio. Ma è rimasto del tutto inascoltato.

Il pasticcio, tuttavia, non si ferma qui: nel provvedimento approvato è previsto che chi non presenta alcuna relazione né alcun progetto paga una multa di appena 258 euro, che può ulteriormente essere ridotta di due terzi se la comunicazione è effettuata spontaneamente quando l’intervento è in corso di esecuzione”.

“In sostanza con il solo rischio di una spesa minima di 258 euro si può continuare a fare a meno del professionista. A meno che non si pensi che la sua prestazione valga meno”.

L’Ordine degli Architetti di Roma si batterà insieme ad altri Ordini Italiani e al CNAPPC per ottenere una modifica del testo di legge in sede di approvazione definitiva al Senato che restituisca efficacia e razionalità al provvedimento.

Fonte Ordine Architetti Roma


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