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Ambiente: il nuovo pacchetto 20-20-20 dell'Ue
Entro il 2020 i 27 paesi comunitari porteranno al 20% la quota di fonti alternative utilizzate

Energia eolica e fotovoltaica, geotermica e idroelettrica, si fonda anche sul pilastro delle energie rinnovabili la strategia europea per aumentare l`efficienza e la sicurezza energetica del continente, diminuendo le emissioni che inquinano e contribuiscono a surriscaldare il pianeta.

Uno dei tre principali obiettivi del pacchetto di misure su energia e clima comunitario (etichettato 20-20-20), varato il mese scorso dall`Unione europea per il periodo post-Kyoto, riguarda proprio le fonti rinnovabili.

Entro il 2020 i 27 paesi comunitari si sono impegnati a portare dall`attuale 8,5% al 20% la quota di energie rinnovabili utilizzate, oltre a impegnarsi a diminuire del 20% le emissioni di anidride carbonica e ad aumentare del 20% l`efficienza energetica.

Per i singoli Paesi europei sono poi stati fissati 27 sotto-obiettivi per ripartire equamente gli sforzi per aumentare l`utilizzo delle rinnovabili, e quello dell`Italia sara` del 17 per cento.

Stabilita anche una “traiettoria indicativa“ per raggiungere il target nazionale, anche se – su insistenza in sede di negoziato soprattutto della delegazione italiana – non si trattera` di obiettivi intermedi vincolanti e il tutto sara` sottoposto a un`analisi di revisione nel 2014.

Il percorso ideale prevede pero` che i Paesi entro il 2011-2012 abbiano compiuto gia` il 20% dello sforzo (rispetto al 2005), entro il 2013-2014 il 30%, entro il 2015-2016 il 45% ed entro il 2017-18 il 65 per cento.

Ogni Paese europeo dovra`, inoltre, ogni due anni presentare a Bruxelles un rapporto sui progressi fatti sul fronte delle rinnovabili, i sostegni adottati e le strategie approntate per avanzare.

Oltre a ripartire gli sforzi tra i diversi Stati, i nuovi provvedimenti cercano di eliminare gli ostacoli allo sviluppo delle energie rinnovabili, per esempio, semplificando le procedure di autorizzazione e incentivando meccanismi di cooperazione e di scambio sia all`interno della Ue che con i Paesi terzi.

Si fissano anche standard piu` chiari per i criteri di sostenibilita` ambientale dei biocarburanti, che dovranno, con altre energie rinnovabile (come auto elettriche o a idrogeno), costituire il 10% dei propellenti utilizzati nei trasporti su strada entro il 2020.

Uno dei target dichiarati e` incentivare l`utilizzo di biocarburanti della seconda generazione, che utilizzino graminacee e arbusti non commestibili, anche se per ora non altrettanto sviluppati di quelli derivati da cereali o barbabietole.

La direttiva sulle energie rinnovabili, che fissa i requisiti per i biocarburanti, ha stabilito che dal 2017 la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra garantita da un propellente bioliquido debba essere almeno del 50%, rispetto a quelli tradizionali.

E che dopo il 2017 sia addirittura del 60% per quelli prodotti da nuovi impianti. Raggiungere tutti gli obiettivi sulle energie rinnovabili dovrebbe comportare una riduzione delle emissioni di CO2 di 600-900 tonnellate all`anno, che consentano di attenuare il ritmo dei cambiamenti climatici; anche perche` accompagnata da una riduzione del consumo di combustibili fossili per 200-300 milioni di tonnellate l`anno, la maggior parte costituita da importazioni, e pertanto comportanti benefici anche sul fronte della sicurezza degli approvvigionamenti energetici.

Il costo complessivo dell`operazione, secondo la Commissione europea, ammontera` a 13-18 miliardi di euro all`anno, ma gli investimenti consentiranno di ridurre i prezzi delle tecnologie per le fonti energetiche rinnovabili. E dovrebbero permettere all`Europa di collocarsi all`avanguardia nel mondo in un “green business“ estremamente promettente, comportando la creazione di 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro.

Le nuove misure prevedono anche meccanismi di flessibilita` e cooperazione per facilitare gli Stati a raggiungere gli obiettivi.

Ci potranno essere trasferimenti di quote di energie rinnovabili o una ripartizione laddove progetti comuni transnazionali (per esempio pale eoliche o centrali solari) vengano costruiti con il contributo di piu` Paesi.

Importante anche la possibilita` di conteggiare energia rinnovabile prodotta al di fuori dell`Unione europea (per esempio nei Balcani e poi utilizzata in Italia) laddove provenga da nuove tecnologie effettuate con investimenti del Paese europeo e in presenza di interconnettori che ne permettano l`importazione.

La direttiva sulle rinnovabili prevede anche l`emissione di Garanzie di origine, ovvero di certificati che non saranno commerciabili (come invece accade per i permessi di emissione di Co2) ma avranno la sola funzione di certificare a un consumatore che una certa quantita` di energia proviene da fonti rinnovabili.

Fonti: www.ance.it e Il Sole 24 Ore

 


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