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Sardegna: varata (tra le polemiche) la nuova legge sull'edilizia abitativa
Il provvedimento consente la proroga del Piano Casa ed apre la strada agli ampliamenti nei centri storici e nelle zone residenziali

33 sì e 18 no: questo il computo finale della votazione nel Consiglio Regionale della Sardegna per il varo del disegno di legge sull’edilizia abitativa recante “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”. 

Il contenuto del disegno di legge sull’edilizia abitativa
Ad oltre un mese dal suo ingresso in aula la legge è stata infatti varata: il provvedimento consente la proroga del Piano Casa ed apre la strada agli ampliamenti nei centri storici e nelle zone residenziali (condizionati al possesso di un parcheggio), in quelle industriali e commerciali e, seppure in maniera molto limitata, agli hotel, bloccando però il cemento nella fascia dei 300 metri dal mare ed escludendo la possibilità di costruire residenze in campagna per chi non ha almeno tre ettari di terreno e non è coltivatore diretto. Il provvedimento, con riferimento agli ampliamenti volumetrici, rimarrà in vigore sino al 31 dicembre 2016.

Adesso viene il turno della Giunta regionale sarda che si è impegnata a presentare la nuova legge urbanistica entro la fine di quest’anno. L’elaborazione del disegno di legge regionale ha provocato numerosi attriti tra gli schieramenti, con il centrodestra all’attacco per la proroga del vecchio Piano Casa scaduto il 29 novembre 2014 e protagonista di un forte ostruzionismo in Aula.

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Il muro delle contestazioni
Non sono mancate nelle ultime settimane le contestazioni da parte delle associazioni di categoria: queste ultime hanno più volte chiesto modifiche sostanziali alla normativa. Confindustria in questo senso ha parlato di “un ulteriore gravissimo attacco all’economia della Sardegna”, definendo il complesso di norme come “peggiorativo” rispetto alle precedenti versioni del Piano.

Ma le voci dissonanti non finiscono qui: anche Federalberghi e Confcommercio hanno stimolato il Consiglio con una lettera aperta stigmatizzando una politica colpevole di “non credere nel turismo”. Non pienamente soddisfatti neppure gli ambientalisti di Legambiente e Gruppo di intervento giuridico che hanno sottolineato soprattutto “l’inopportunità delle norme sulle zone umide”.


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