Architetti sul Codice appalti: con la qualità si sconfigge la corruzione

Si tratta di una vera e propria sfida quella rappresentata dal nuovo Codice degli appalti in questo momento all’esame della commissione Lavori pubblici del Senato (primo ciclo di audizioni, per poi avviare l’esame di merito).

Secondo Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli Architetti, in questo contesto è necessario usare lo strumento dell’architettura contro malaffare, mafia, cattiva sorte delle opere pubbliche italiane. “È nei progetti malfatti in sessanta giorni e mal pagati – afferma il numero uno degli Architetti in una lettera inviata alle istituzioni – che si annida la malavita che ha gioco facile nel chiedere la variante, nell’usare materiale scadente, nell’allungare i tempi della realizzazione, nel mettere qualche ferro in meno e scaricare i detriti tossici in una discarica abusiva”.

Freyrie prosegue affermando che in tali situazioni “il sistema mafioso o anche solo corrotto che inquina gli appalti delle opere pubbliche italiane, non prevede la competenza di bravi architetti o di imprese di costruzioni serie: ecco perché si vince il malaffare con la qualità dei progetti, con i concorsi di architettura a cui la ‘ndrangheta non partecipa, laddove i progetti hanno tempi e soldi adeguati agli standard internazionali”.

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Il presidente quindi si augura che “se con il nuovo Codice Governo e Parlamento decideranno che nelle gare si vince sulla base di criteri di qualità del progetto, non solo avremo buone architetture pubbliche realizzate bene e al giusto costo, ma avremo inferto un serio colpo alle mafie, che sugli appalti pubblici hanno costruito le fondamenta della loro economia”.

Parole che vanno nella medesima direzione dei concetti espressi da Raffaele Cantone, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, convinto che “un buon Codice degli appalti è il migliore strumento per la lotta alla corruzione”. Non resta che attendere il delinearsi dello strumento normativo.

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