Professionisti e questione di genere: le donne architetto in Italia

L’8 marzo è passato anche quest’anno, la Festa della Donna ritornerà tra 364 giorni, ma la questione di genere continuerà a ripresentarsi ogni giorno, a partire da oggi, un lunedì di lavoro come tanti. Quello professionale-lavorativo è il terreno-principe sui cui giocare la partita della parità tra sessi: in questa direzione i dati relativi alla categoria degli architetti in Italia confermano il trend nazionale in materia di disparità reddituale tra iscritti.

230 euro mensili in meno: questo il risultato di una rilevazione del CRESME con riferimento al reddito delle donne architetto rispetto ai colleghi maschi. In Italia vi sono circa 62mila donne architetto, ben il 41% dei 152mila architetti italiani, ma negli ultimi 6 anni il loro guadagno mensile, dopo 5 anni dal conseguimento del titolo di secondo livello, è inferiore a quello dei colleghi maschi (dati riferiti al 2013).

Con il trascorrere degli anni di attività professionale questa differenza tende anche ad accentuarsi, anche se col tempo è leggermente diminuita; infatti nel 2000 il reddito medio annuo per gli uomini è stato superiore del 85% rispetto a quello femminile, mentre 2014 è stato superiore solo del 60%.

Il dato evidenzia comunque una forte disuguaglianza tra i due generi e merita attente riflessioni, soprattutto tenendo conto che le donne architetto sono destinate a crescere nel tempo. Dal 1998 ad oggi si è registrato un aumento quasi del 10% delle professioniste. Inoltre negli ultimi 15 anni le donne architetto iscritte all’albo sono cresciute del 141%, ovverosia 36mila iscritti in più.

Leggi anche l’articolo Competenze professionisti: restauro beni culturali solo per architetti.

Dai dati diffusi dal CRESME nel corso del convegno “Aequale: la professione al femminile” (organizzato dal CNAPPC per le pari opportunità e alla parità di genere in ambito professionale) emerge anche il fatto che le donne, ancor prima del problema del reddito, percepiscono la difficoltà di inserirsi nella professione e crearsi un nome sul mercato, probabilmente per via di una certa diffidenza mostrata sia dalla clientela sia dagli altri professionisti.

Una questione ancora aperta, su cui il nostro paese ha ancora tanti passi in avanti da compiere, soprattutto a livello culturale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

News dal Network Tecnico