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L'IMU non esiste più, ma dal 2014 arriva la Service Tax
Ieri l'ok in Consiglio dei Ministri: la nuova tassa sarà probabilmente formata da due componenti, nella direzione di un più accentuato federalismo fiscale

L’Imu non esiste più: o meglio, non come la conoscevamo fino a ieri. Il risultato emerso dal Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio è proprio quello anelato da tutti i partiti politici: Imu abolita per il 2013, con l’eliminazione della rata di settembre (ed anche di quella previamente sospesa a giugno).

Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha confermato poi l’impegno politico alla cancellazione della rata di dicembre (previo recupero della copertura economica), affermando inoltre: “Crediamo di aver fatto un lavoro importante. Il governo ha fatto un grande passo avanti e dimostra coesione e gioco di squadra. In coscienza sostengo che abbiamo fatto il lavoro più equilibrato possibile in queste condizioni”.

Probabilmente è più corretto parlare di superamento (e non di abolizione) dell’Imu: a partire dal 1 gennaio 2014 arriverà infatti un nuovo tributo, la Service Tax, nelle parole di Dario Franceschini, Ministro per i rapporti con il Parlamento, “una tassa finalmente davvero federale e affidata all’autonomia dei comuni”.

2014, arriva la Service Tax
La nuova Service Tax ingloberà l’attuale Tares e sarà con tutta probabilità composta da due parti, come spiega una nota del Governo: la prima componente sarà dovuta da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre servizi urbani. Le aliquote, commisurate alla superficie, saranno definite dal Comune con ampia flessibilità ma comunque nel rispetto del principio comunitario “chi inquina paga” e in misura tale da garantire la copertura integrale del servizio. La seconda componente ingloberà il pagamento dei servizi, compresa la odierna Tares. Il Comune avrà la discrezionalità di scegliere come base imponibile la superficie del locale o la rendita catastale, con adeguati margini di manovra nell’ambito dei limiti fissati dalla legge statale.

La capacità fiscale, ovvero il gettito potenziale che i Comuni potrebbero ottenere dal pieno utilizzo delle facoltà di manovra fiscale sul nuovo tributo, sarà preservata, nel pieno rispetto del principio federalista dell’autonomia finanziaria di tutti i livelli di governo. Inoltre l’autonomia nella fissazione delle aliquote sarà calmierata verso l’alto (attraverso aliquote massime totali) al fine di evitare un eccessivo carico fiscale sulle spalle dei contribuenti.

Insomma, con la Service Tax si compie una decisa sterzata verso una concezione federalista delle imposte: come ha evidenziato Letta si tratta di un tributo che fa scattare un meccanismo di responsabilità incarnato dalla pragmatica triade pago-vedo-voto: “Se il mio sindaco usa bene il denaro – ha affermato il Presidente del Consiglio – lo rivoto, altrimenti cambio idea. I sindaci ora sono protagonisti con scelte legate a progressività ed equità”.


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