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Progettazione, gli architetti contro il bando di gara per incarico gratuito
Il Cnappc appoggia la diffida dell'Ordine di Roma contro il bando di un Comune laziale che non prevede un compenso per il professionista tecnico

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori condivide ed appoggia la diffida formulata dall’Ordine degli Architetti di Roma relativamente al bando riguardante “l’incarico gratuito” di verifica della progettazione esecutiva dei lavori di consolidamento statico del plesso scolastico di via Pisa” pubblicato dal Comune di Manziana (Roma) associandosi alla richiesta di immediato ritiro dello stesso bando.

L’iniziativa del Comune richiede, infatti, che liberi professionisti, società ed associazioni tra professionisti concorrano all’affidamento dell’incarico professionale che sarà attribuito ad una terna di professionisti per la verifica di un progetto senza corrispondere alcun tipo di compenso per le prestazioni svolte.

“Questa paradossale richiesta – commenta il Cnappc – determina inoltre che gli eventuali aggiudicatari dell’incarico svolgeranno la prestazione in perdita poiché, per effettuare il lavoro, dovranno, oltre ad impiegare il proprio tempo e le proprie competenze, sostenere i costi relativi all’assicurazione civile indispensabile per lo svolgimento della prestazione e per garantirsi da eventuali errori non individuati in fase di validazione del progetto stesso”. 

Il Consiglio Nazionale sottolinea come l’iniziativa del Comune di Manziana abbia paradossalmente  il merito di evidenziare in quali condizioni si trovano oggi ad operare i 150mila architetti italiani che si confrontano con un mercato che, al di là di ogni demagogica dichiarazione di principio sulle liberalizzazioni come strumento per assicurare possibilità di lavoro ai più giovani, è ormai assolutamente impraticabile ed insostenibile.

“Per Leopoldo Freyrie, presidente degli architetti italiani, questa situazione “non riguarda soltanto la necessità di remunerare adeguatamente ogni prestazione professionale, così come sancito dalla Costituzione e dal Codice Civile, ma, più in generale pone una questione di equità e di dignità del lavoro.

Per questo motivo gli architetti italiani chiedono al nuovo Governo di aprire un tavolo di confronto che riveda tutte le storture presenti nella normativa del settore, con particolare riferimento ai contenuti del Codice Appalti, per garantire la qualità della progettazione e la dignità professionale, rilanciando il comparto delle costruzioni per dare  reali possibilità di lavoro agli studi professionali”.

Negli ultimi anni i professionisti italiani, a seguito dell’eliminazione dell’obbligatorietà dei minimi tariffari, sancita dal Decreto Bersani, hanno infatti registrato un crollo dei propri fatturati a causa di una indiscriminata e generalizzata politica di adozione delle gare al massimo ribasso che nulla ha a che vedere con la necessità di aumentare la competitività o di aprire il mercato alle nuove professionalità.

Gli Enti Appaltanti –  complice un mercato delle professioni sempre più asfittico nel quale i professionisti si sono trovati costretti a lavorare “sottocosto”, e senza riservare alcuna attenzione alla qualità dei progetti –  hanno bandito gare per l’assegnazione degli incarichi con sconti sempre più elevati che hanno molto spesso superato il 50% per toccare punte dell’80-90%.

Nonostante gli appelli e le dimissioni per protesta di alcuni dirigenti del sistema ordinistico nazionale, come la presidente dell’Ordine di Aosta Daria Cini, la situazione è costantemente peggiorata sino ad arrivare alle odierne ridicole condizioni.

A questo punto gli architetti italiani si chiedono se il prossimo bando di gara non chiederà loro  di partecipare offrendo di tasca propria una cifra, questa volta al massimo rialzo, per avere il privilegio di esercitare la professione di architetto.

Fonte: Cnappc


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