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Piano Casa e illegalità, le due facce dell'edilizia nel Lazio
Preoccupazione dell'Inu per il nuovo piano casa regionale. Legambiente lancia l'allarme della presenza sempre più forte della criminalità organizzata nella provincia di Latina

L’Istituto Nazionale di Urbanistica, sezione Lazio, è gravemente preoccupato per la legge regionale di attuazione del 2° “Piano casa”, che peggiora gravemente la legge regionale 21/2009.

“Ricordiamo che, – precisa l’Inu in un comunicato – sotto la dizione di “Piano Casa” c’è una deroga generalizzata, promossa dallo Stato e dalle Regioni, ai piani urbanistici comunali. Una sorta di sospensione emergenziale dei poteri di governo del territorio, attribuiti costituzionalmente ai Comuni, in aperto contrasto con il principio di sussidiarietà.

Tale sospensione nel primo piano casa del 2009 durava 2 anni ed era motivata con l’urgenza del rilancio economico. Oggi, dopo due anni di scarsissimi risultati, la sospensione viene prorogata ed allargata”.

“Il piano casa della Regione Lazio – aggiunge – amplia gli obiettivi, già presenti nella precedente legge 21/09, di riqualificazione ambientale e delle periferie, ma li affida a progetti edilizi in deroga ai piani,  autocertificati da un tecnico privato.

Ammette cambi di destinazione d’uso delle aree produttive, prevede demolizioni e ricostruzioni nelle zone storiche, consente interventi di sostituzione edilizia ed ampliamento nei parchi e nelle aree di pregio (non per delocalizzare gli insediamenti, ma per appesantirli).

In altre parole produce nuove rendite a vantaggio dei pochi che riusciranno a salire sul treno della  deroga”.

Secondo l’Inu non è questa la strada della riqualificazione, che richiede piani urbanistici comunali che esprimano gli indirizzi pubblici sui diversi contesti territoriali, e programmi di intervento che 
recuperino le rendite generate dalle trasformazioni a vantaggio della città esistente.

L’unica nota positiva sembra essere l’estensione a tutto il Lazio della riserva “perequativa” per l’edilizia sociale sul 20% delle aree private di trasformazione urbanistica, come già stabilito dal PRG di Roma. Ma questa sola norma che rafforza il governo del territorio è inserita in un provvedimento complessivamente derogatorio.

E la sottrazione ai Comuni dei poteri di governo del territorio può diventare un sistema ordinario di formazione del consenso per il legislatore?

In questi giorni è stata segnalata con preoccupazione la situazione nella provincia di Latina: tra quinta mafia, illegalità ambientale e speculazione.  

In questa provincia crescono in modo preoccupante l’illegalità ambientale, le speculazioni, il radicamento della criminalità organizzata.

Il settore dell’edilizia è tra quelli maggiormente colpiti di tutta Italia con una pressione sempre crescente della criminalità organizzata mafiosa, soprattutto di origine campana. Da Sperlonga, passando per Fondi, Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia, Latina sino a Cisterna è continuo l’allarme legalità lanciato dalle forze dell’ordine, dalle associazioni, dai politici e dai cittadini, che si unisce, drammaticamente, ai continui attentati subiti da uomini dello Stato e cittadini.

I Parchi, i laghi e le coste, ma anche i centri delle antiche cittadine sono esposti alle continue speculazioni edilizie. Un assalto rapace e selvaggio che scaccia la moneta sana e blocca il rilancio economico, imprenditoriale e occupazionale della zona. La politica provinciale e nazionale non offre risposte adeguate e sottovaluta il problema.

 L’allarme è stato lanciato nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta alla Camera dei Deputati e alla quale sono intervenuti l’On. Ermete Realacci, responsabile green economy del PD, Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità Legambiente, Antonio Nicoletti, Responsabile nazionale Aree Protette di Legambiente, Marco Omizzolo, Responsabile provincia di Latina di Legambiente, Valentina Romoli, vice presidente di Legambiente Lazio. 

Particolarmente esposti risultano i Comuni all’interno del Parco nazionale del Circeo, Sabaudia e San Felice Circeo in primis. Un’intera area dove si è costituito e ramificato un vero “sistema criminale” che Libera, l’associazione antimafia presieduta da don Ciotti, non ha esitato a chiamare la “Quinta mafia”.

Che ha soprattutto nel ciclo del cemento la sua manifestazione più eclatante. Basti pensare che nel Parco nazionale del Circeo sono un milione e 200.000 i metri cubi fuori legge, 2 abusi edili per ogni ettaro; secondo gli investigatori, una parte è imputabile, direttamente o indirettamente, a esponenti della malavita organizzata e a quel sottobosco politico/economico che sta suscitando grande attenzione negli inquirenti.
 
L’esposizione dei Comuni pontini al radicamento delle mafie nel tessuto economico locale e, in alcuni casi, anche politico, denunciato più volte da Legambiente e da Libera, richiede una denuncia forte che faccia diventare la provincia di Latina un caso e un’emergenza nazionale. Il dato più preoccupante, insieme alle intimidazioni subite da uomini dello Stato come ad esempio il Questore di Latina, Nicolò D’Angelo, e del Capo della squadra mobile, Cristiano Tatarelli, ai quali è stata recapitata una busta anonima contenente proiettili, è quello che si evince analizzando il dato territoriale del rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente, dove la provincia di Latina si posiziona al 4° posto nazionale per infrazioni accertate e quella di Roma al 5°. A livello regionale, l’area pontina con le sue 264 infrazioni accertate, pesa per il 36 %, la provincia capitolina per il 34%, il reatino per il 12 %, la provincia di Frosinone e il viterbese per l’8%.

 Illegalità Ciclo del Cemento Regione Lazio 2010 – Classifica provinciale

Provincia

Infrazioni accertate

Percentuale sul totale

Persone denunciate

Persone arrestate

Sequestri Effettuati

Posizione

classifica nazionale

Latina

264

3,8

310

0

104

4

Roma

246

3,6

334

1

100

5

Rieti

88

1,3

113

0

26

25

Frosinone

64

0,9

64

0

18

38

Viterbo

59

0,9

92

0

21

42

Fonte: Elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine, Cap. di Porto e Polizie Provinciali (2010)

Fonti: Inu e Legambiente


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