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Il ritorno del nucleare in Italia
Il Kyoto Club ritiene che la scelta del Governo sia sbagliata per motivi tecnologici, organizzativi ed economici

L’opzione nucleare in Italia richiederebbe un massiccio impiego di risorse pubbliche che avrebbe l’immediato effetto di distogliere per i prossimi anni ingenti investimenti dal settore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, scelte alternative alla costruzione, alla gestione e alla dismissione dei reattori nucleari. Il nucleare è una tecnologia obsoleta e senza futuro. Dopo oltre 50 anni non ha ancora risolto i problemi di sicurezza intrinseca delle centrali e dello stoccaggio delle scorie e dovrà affrontare il prossimo esaurimento delle risorse di uranio.
Negli Stati Uniti per ogni centesimo di dollaro speso per 1 kWh nucleare si potrebbero acquistare 1,2-1,7 kWh eolici o si potrebbe risparmiare fino a 10 kWh grazie ad interventi di efficienza energetica.
Oggi esistono molte soluzioni tecnologiche alternative alla costruzione di nuove centrali nucleari; il Kyoto Club si è preso l’impegno di informare i cittadini, le imprese e i decisori pubblici su come sfruttare la ‘risorsa efficienza energetica’ attingendo da tantissimi potenziali ‘serbatoi o riserve’ ancora pressoché inesplorati che, insieme, potrebbero consentire in circa 5-6 anni (meno della metà del tempo necessario per la costruzione un reattore nucleare) di “evitare” la generazione di decine di miliardi di chilowattora.
 
L’illuminazione pubblica è uno di questi settori; l’illuminazione pubblica italiana ha un consumo elettrico di circa 6,5 TWh all’anno. Un normale lampione stradale spreca energia elettrica perché è generalmente costituito da tecnologie obsolete, non utilizza apparecchi ad alta efficienza: impiega lampade a bassa efficienza energetica (vapori di mercurio, vapori di sodio, ioduri metallici), non utilizza sistemi di controllo ma lampade senza elettroniche di controllo come i riduttori del flusso luminoso e nemmeno armature adeguate, ma armature che irradiano la luce in tutte le direzioni perdendo in efficienza luminosa sul piano stradale e determinando inquinamento luminoso.
 
In alternativa, un lampione a LED determina invece una riduzione dei consumi fino al 70% rispetto ai lampioni tradizionali. I LED sono una tecnologia matura, affidabile nel tempo, con una durata commerciale 10 volte superiore a quella dei lampioni convenzionali, lavora a bassa tensione e, producendo un flusso luminoso unidirezionale, elimina automaticamente l’inquinamento luminoso, riduce i consumi, le emissioni inquinanti associate e la potenza impegnata. Il comune di Torraca, in provincia di Salerno, utilizza già questa tecnologia.
 
Un piano nazionale di cinque anni che completasse la conversione di tutte le reti di illuminazione pubblica con lampioni a LED, promosso da Stato e Regioni, si otterrebbero i vantaggi che elenchiamo di seguito.
 
– Risparmio di energia elettrica di circa 4 miliardi di kWh corrispondente allo spegnimento o non accensione di una centrale nucleare di piccola taglia pari a una potenza di circa 570 MW, cioè grande più del doppio della ex centrale di Trino Vercellese.
– Generazione di risparmio sulle spese correnti e nuove risorse a disposizione delle Amministrazioni locali da re-investire in altre interventi di efficienza e di riduzione dei consumi energetici.
– Sviluppo e potenziamento di un’industria italiana.
– La creazione di posti di lavoro diretti e dell’indotto per circa 3.500 addetti.
 
 
 
Per maggiori informazioni: http://www.kyotoclub.org/


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