MAGGIOLI EDITORE - Edilizia urbanistica: notizie, leggi e normative per Enti Locali e professionisti


Opere da realizzare con l'aiuto della polizia, se necessario
Il ministro delle infrastrutture: è un'ipotesi utile a garantire gli interventi se fallisce il dialogo con i locali

Le grandi opere vanno fatte, Tav Torino-Lione in primis. E per garantire tempi certi è bene rivedere il sistema dei ricorsi al Tar per bloccare gli appalti e superare i veti incrociati con il dialogo. Ma qualora non fosse sufficiente la volontà di pochi non dovrà prevalere, così se sarà necessario si farà ricorso alla forza pubblica.

«Quando ero ministro dell’ambiente ho mandato i poliziotti ad Acerra per scortare gli operai che costruivano il termovalorizzatore», ha dichiarato il ministro delle infrastrutture e trasporti Altero Matteoli, ieri a Roma, al V Forum Edilizia e territorio sul tema: «Grandi opere»: da dove ripartire?», «per costruire le grandi opere necessarie al paese dopo una fase consultiva e di dialogo è necessaria una fase decisionale». Secondo il ministro, quindi, «se dovesse essere necessario, ma spero di no, siamo pronti a rifarlo». È lungo l’elenco di opere bloccate, anche per i ricorsi al Tar contro le aggiudicazioni degli appalti. Secondo il sottosegretario alle infrastrutture, Roberto Castelli, le sentenze del Tar non devono più incidere sull’andamento dei lavori pubblici. Per questo, ha detto, è necessario rivedere la norma che riguarda la sospensiva dei Tribunali amministrativi regionali. «Ci sono le sospensive dei Tar», ha detto, «una cosa di cui bisognerà liberarsi». A dare più precisioni su questo punto è stato il presidente della commissione lavori pubblici al senato, Luigi Grillo. «Dobbiamo rivedere questa norma», ha spiegato Grillo, «il Tar ha diritto a giudicare ma non a sospendere. La mia proposta è che la sentenza emette un giudizio, ma non deve comportare la sospensione dei lavori. Alla fine chi perde dovrà pagare una penale».

Matteoli ha ribadito la volontà del governo di puntare sulle grandi opere. «Sulle infrastrutture si gioca il futuro sviluppo del paese», ha affermato il ministro, «di questo tutto il governo, nel suo insieme, è convinto e su questo è solidarmente impegnato, indipendentemente dalla fisiologica dialettica con il ministro dell’economia:». Come ha sottolineato il sottosegretario Roberto Castelli «dopo sette anni di sofferenze oggi cominciamo a sentire qualche parola di ottimismo e speranza. Il paese sta tenendo sul fronte delle esportazioni. Se è vera la legge empirica che vede il trasporto merci aumentare più del prodotto interno lordo, allora questo vuol dire che la quantità delle merci ogni 20 anni raddoppia. È necessario costruire le grandi vie di comunicazioni». Castelli si è soffermato sul Corridoio V e sul Corridoio I spiegando che «il V è diventato up to date viste le problematiche che abbiamo. Bisogna tenere presente che per trasportare merci dall’Europa verso la Cina in nave ci si impiegano tre settimane, mentre con i nuovi treni superveloci una settimana». Il sottosegretario alle infrastrutture si è poi soffermato anche sulla questione di Malpensa. «Abbiamo calcolato», ha spiegato Castelli, «che dopo un mese dal ritiro di Alitalia, Malpensa ha perso il 30% del traffico passeggeri, mentre Fiumicino ha guadagnato l’11%. Complessivamente sono stati persi 3.400.000 passeggeri su base annua. Ipotizzando una media di 1.000 euro per volo ad ogni passeggero, calcolando anche tutto l’indotto, in un anno sono stati persi 3.400 milioni di euro e 1 miliardo di euro come carico fiscale».

Secondo Castelli per far tornare Malpensa ad hub di peso è necessario avviare «una serie di opere che ci porteranno ad avere più località raggiungibili da Malpensa nel giro di due ore». L’amministratore delegato delle Ferrovie dello stato, Mauro Moretti, ha ricordato i lavori fatti per l’alta velocità italiana. «Siamo un paese molto grande», ha commentato Moretti, «quello che manca è una struttura di legge di bilancio, che attualmente ha una visione di soli tre anni. Non bisogna dimenticare le capacità realizzative di questi ultimi anni. Le grandi opere hanno bisogno di un tempo di maturazione. Ho fiducia sulla Torino-Lione: credo che ci siano gli elementi per uscire con un tracciato in linea con le scadenze che ci dà l’Europa. Inoltre, da Berlino a Palermo gli unici che lavorano su questo territorio sono proprio gli italiani. Nell’ambito di un progetto europeo bisognerebbe avere la possibilità di controllare che gli avanzamenti vadano avanti in maniera parallela anche nella altre zone europee interessate. Quindi bisogna porre attenzione a quello che avviene fuori dai nostri confini».

Per Moretti un altro problema riguarda le grandi città «che sono carenti di infrastrutture primarie, come tangenziali e ingressi». Sulla Torino-Lione il ministro Matteoli ha spiegato che l’Osservatorio «dovrà concludere i suoi lavori entro il 30 giugno. Dopo questa data non ci sarà più spazio per discutere sui se, mentre per il 26 luglio è già in programma un incontro intergovernativo con i francesi». Sul Ponte sullo Stretto ha spiegato che l’opera «vuol dire arricchimento a caduta delle infrastrutture di Calabria e Sicilia». Il vicepresidente per le infrastrutture di Confindustria, Cesare Trevisani ha posto l’attenzione sulle autostrade del mare perché «c’è un bisogno assoluto di organizzare una rete di porti da rendere attrattivi per l’investimento privato e per smaltire il traffico su gomma».

Fonte: www.italiaoggi.it

 


www.ediliziaurbanistica.it