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Riforma catasto, pronto un ddl per riaprire la partita
Riparte il processo di riordino del catasto: il vero nodo alloggerebbe al momento nella questione della invarianza di gettito

Tutto pronta per la ripartenza della riforma del catasto avviata ormai 3 anni fa: il processo di riordino della materia potrebbe essere in parte assorbito nel Documento di economia e finanza previsto per il prossimo 10 aprile. L’idea che traspare è quella di un ddl che ne riprende il testo in fase di presentazione al Senato: firmatari il presidente della commissione Finanze Mauro Marino (Pd) e l’ex relatore Salvatore Sciascia (Fi). Lo scopo, spiega Marino, “è quello di usare la stessa logica bipartisan della delega fiscale”. Inoltre, evidenzia Marino “Esiste un rapporto stretto tra riforma del catasto e fabbisogni standard dei Comuni. La riforma permetterà di ridefinirli e quindi è di stretta attualità”. Ma non basta: nel Pnr si fa esplicita menzione della necessità di procedere alla riforma del catasto.

Sulla medesima linea è collocata Vieri Ceriani, ex sottosegretario all’epoca impegnato nella questione e ora Ad della Sose: “Ritengo che esista una volontà del Governo e che la spinta dell’Ue va da tenuta in considerazione”.  Critico Daniele Capezzone, ex presidente della commissione Finanze della Camera.

Il vero nodo alloggerebbe al momento nella questione della invarianza di gettito: le nuove rendite e i nuovi valori catastali (da utilizzare, rispettivamente, per le imposte sui redditi , come l’Irpef, e per quelle sulla proprietà, come l’IMU) saranno tutti ricalibrati, sulla base di un complesso algoritmo che parte dai valori di mercato, e saranno inesorabilmente più alti. Per quanto si registrino sperequazioni assurde (derivanti da l fatto che l’impianto risale al 1939), mediamente i valori attuali sono meno della metà di quelli reali. Se quindi si assisterà a una grande redistribuzione di valori e rendite, è chiaro che nessuno, tranne rari casi, diminuirà. Quindi, per non far aumentare le imposte, queste dovranno essere ritarate sulle nuove basi imponibili. Proprio su questo delicatissimo passaggio, che coinvolge, solo per l’IMU, 8mila comuni, i rischi sono di pagare altre tasse ci sono.


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