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SCIA e comunicazione preventiva: le risposte per i Comuni
Di fronte ad una SCIA per la realizzazione di un intervento edilizio, il Comune deve comunicare i motivi che non consentono la fattibilità dei lavori?

È necessario che il Comune, di fronte ad una SCIA per la realizzazione di un intervento edilizio, comunichi all’interessato, prima di notificare a quest’ultimo l’ordine motivato di non effettuare il previsto intervento, i motivi che non consentono la fattibilità dei lavori? Si tratta a tutti gli effetti di una problematica capace di coinvolgere il delicato rapporto fra cittadino e Pubblica Amministrazione nel complesso ambito delle liberalizzazioni delle attività private avviate dal Legislatore negli ultimi tempi.

A tal riguardo esistono in giurisprudenza due differenti tesi con riferimento alla applicabilità o meno del preavviso di diniego alla SCIA.

Una tesi è stata portata avanti dai giudici amministrativi nella sent. TAR Lombardia, sez. II Milano n. 880 del 3 aprile 2014: qui è stato ritenuto corretto e legittimo un preavviso di diniego inviato dal Comune al soggetto presentatore di una SCIA priva di una serie di documenti. I giudici amministrativi hanno precisato che ritenere non possibile il preavviso sarebbe una soluzione contraria all’interesse stesso del soggetto privato che intenda procedere all’intervento, perché imporrebbe al Comune di emettere un provvedimento di segno negativo anche in presenza di carenze o irregolarità suscettibili di integrazione.

La pronuncia affronta il tema definendo la “ratio” dell’art. 10-bis, della legge n. 241/1990 (il provvedimento di riforma della materia amministrativa): secondo i giudici amministrativi infatti “benché l’art. 10-bis (…) sia testualmente riferito ai procedimenti a istanza di parte, si tratta di disposizione avente una più ampia portata di principio, in quanto costituente diretta applicazione dei canoni di imparzialità e buon andamento dell’amministrazione e finalizzata ad assicurare la piena tutela dell’interesse alla partecipazione procedimentale del destinatario del provvedimento. Deve quindi ritenersi che sia consentito al Comune interrompere il termine di trenta giorni per il consolidamento della SCIA attraverso la sollecitazione del contributo istruttorio del privato”.

È questa una delle tesi che provano a risolvere il delicato tema della compatibilità fra la normativa edilizia in materia di SCIA ed il principio espresso dall’art. 10-bis della Legge n. 241/90 di comunicazione preventiva dei motivi ostativi all’accoglimento dell’istanza del privato.

Ma si tratta dell’orientamento giurisprudenziale prevalente in materia nel nostro paese? Per scoprirlo consulta il focus di approfondimento redatto dalla nostra esperta di diritto degli enti locali Antonella Mafrica intitolato SCIA in edilizia e preavviso di rigetto.


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