Edilizia, 28mila case illegali nel 2008

Legambiente ha presentato in questi giorni  il rapporto “Ecomafia 2009”.

Secondo l’indagine sono 25.776 gli ecoreati accertati, quasi 71 al giorno, 3 ogni ora. Circa metà dei quali (più del 48%) si è consumato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia), il resto si spalma democraticamente su tutto il territorio nazionale.

Legambiente  ha individuato il 2008 come anno dei record per le inchieste contro i trafficanti di rifiuti pericolosi, ben 25, con un fatturato che supera i 7 miliardi di euro. La montagna di scorie industriali gestite illegalmente dalla “Rifiuti Spa” in un solo anno ha raggiunto la vetta di 3.100 metri, quasi quanto l’Etna. Non è mai stata così alta.

Anche l’abusivismo edilizio non conosce tregua: 28 mila nuove case illegali e un’infinità di reati urbanistici, soprattutto nelle aree di maggior pregio. E poi il saccheggio del patrimonio culturale, boschivo, idrico, agricolo e faunistico.

Tutto per un totale di 20,5 miliardi di euro: questo l’incasso totale dell’ecomafia, di quei 258 clan censiti da Legambiente nell’ultimo anno (19 in più rispetto all’ultimo dossier presentato), che hanno continuato a fare affari e guadagnare enormi cifre alla faccia della crisi economica in atto..

Dal dossier, in positivo emerge la maggiore efficacia degli interventi repressivi da parte delle Forze dell’ordine. Aumentano gli arresti, passati dai 195 del 2007 ai 221 del 2008 (+13,3%) e  i sequestri: dai 9.074 del 2007 ai 9.676 dello scorso anno (+6,6%), mentre diminuiscono il numero di reati ambientali (dai 30.124 del 2007 ai 25.766 del 2008), a causa, soprattutto della tendenza da parte delle Forze dell’ordine a concentrare le attività investigative sui reati di maggiore gravità, tali da determinare provvedimenti e interventi repressivi più severi, come l’arresto e il sequestro appunto.

Resta stabile e solida al primo posto la Campania anche per quanto riguarda il ciclo illegale del cemento, a riprova che quest’ultimo e i rifiuti rappresentano un’abbinata pressoché inscindibile negli interessi della camorra.

Anche in questo caso cifre e dati sono impressionanti. Ben 1.267 infrazioni accertate, 1.685 persone denunciate e 625 sequestri.

Il cemento è il luogo ideale per riciclare i proventi dalle attività criminose e nel caso campano si tratta di proventi ingenti che si traducono in interi quartieri abusivi. Basti pensare che il 67% dei comuni campani sciolti per infiltrazione mafiosa, dal 1991 a oggi, lo sono stati proprio per abusivismo edilizio.

All’indiscusso primato campano contribuiscono anche i dati provenienti dal territorio che un tempo era definito agro sarnesenocerino e che ora di agricolo ha conservato ben poco, con 300mila metri quadri cementificati illegalmente su un’area di 158 chilometri quadrati.

Ma l’abusivismo non risparmia neppure le località di pregio, a cominciare dalle costiere (amalfitana e cilentana) e dall’area dei templi di Paestum, come a Ischia, l’isola leader della cementificazione selvaggia, dove gli abusivi hanno incontrato un alleato d’eccezione nel vescovo che ha lanciato un appello alla procura perché si eviti “il legalismo esasperato”, sospendendo gli abbattimenti “in attesa del Piano Casa del governo”.

In tutta Italia, dopo anni di costante flessione, nel corso del 2008 l’abusivismo sembra aver rialzato la testa con 28mila nuove unità (dati Cresme), grazie anche alle aspettative nei confronti del governo e alla percezione di un atteggiamento più possibilista nei confronti di ‘chi fa’ .

Stabile al secondo posto, nella classifica del cemento illegale, è la Calabria con 900 infrazioni, 923 persone denunciate e 319 sequestri. Anche in questo caso è singolare che una regione che presenta dati in recessione in tutti i comparti faccia registrare proprio nell’edilizia l’unico trend positivo.

Secondo il rapporto della Direzione nazionale antimafia “l’attività delle imprese di costruzioni ha continuato a espandersi nel comparto delle opere pubbliche” e in particolare sulle due mega opere della regione, la Salerno-Reggio Calabria e la SS 106 jonica. Il tutto in attesa dell’affare più grosso: il Ponte sullo Stretto.

Continua la scalata del Lazio, che quest’anno si colloca al terzo posto nella classifica del cemento illegale, superando la Sicilia. Sono quasi raddoppiate in un anno le persone denunciate e così pure i sequestri. E nella relazione ispettiva sul comune di Fondi, inviata dal prefetto di Latina al Ministero dell’Interno l’8 settembre del 2008, si fa esplicito riferimento alle infiltrazioni mafiose nel circuito degli appalti e dell’edilizia.

Ma se il ciclo illegale del cemento resta uno dei business più proficui per la criminalità organizzata, esiste anche un sistema virtuoso di legalità organizzata, come quello realizzato in provincia di Trapani grazie a un progetto di riutilizzo sociale dei beni aziendali confiscati alla mafia.

La Calcestruzzi Ericina, un’azienda sottratta al boss Vincenzo Virga, è stata affidata a una cooperativa di lavoratori, la Calcestruzzi Ericina Libera. Oggi al posto dell’impianto gestito da Cosa nostra è in funzione un sistema di riciclaggio dei rifiuti inerti tecnologicamente avanzatissimo, il primo del genere nell’Italia meridionale. La cooperativa è nata grazie al sostegno di Libera, l’associazione antimafia presieduta da don Luigi Ciotti, e dell’Unipol.

Fonte: www.legambiente.eu

 

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