Edilizia, dall’inizio della crisi persi 100 mila posti di lavoro

Continua l’andamento negativo per il mercato italiano dell’edilizia. Con effetti sempre piu’ drammatici soprattutto sul piano occupazionale.

”La situazione e’ di forte crisi – sottolinea Franco Osenga, presidente della Commissione Nazionale Casse Edili -.

Dall’inizio della crisi il solo sistema delle casse edili che conta circa 100 mila aziende ha registrato 100 mila posti di lavoro persi”.

Una drastica contrazione che non accenna a rallentare in questi ultimi anni: ”A fine giugno 2011 – spiega ancora il presidente di Cnce – la riduzione delle attivita’ e’ stata del 9%, una flessione che si somma al calo del 10% gia’ registrato nell’anno precedente”.

Calcolatrice alla mano, ”si e’ trattato di un calo di oltre 5 milioni di ore soltanto nell’ultimo anno’‘. Perche’ se invece si prendono in considerazione tutti gli anni della crisi, ossia il periodo che va dall’autunno 2008 in avanti, risulta che ”la perdita di ore lavorate e’ stata del 25%”.

Un crollo verticale che impatta sul sistema delle imprese: solo nell’ultimo anno sono 7.200 le societa’ uscite dal mercato delle costruzioni.

”Ma molte di queste imprese che non sopravvivono – denuncia Osegna – in realta’ non smettono di fare il proprio mestiere. Operano in una zona grigia che poi diventa nera, spesso senza rispettare i normali standard di sicurezza e senza pagare i contributi a lavoratori pagati poco e in nero”.

Tocca cosi’ al vicepresidente della Cnce, Franco Turri, lanciare un appello all’indirizzo del mondo politico: ”Bisognerebbe recuperare Keynes (l’economista britannico che ha teorizzato l’intervento dello Stato nell’economia – ndr) e il principio dell’investimento pubblico nell’edilizia.

L’edilizia favorisce lo sviluppo, ogni euro investito in costruzioni genera 2,80 euro come effetto moltiplicatore”.

Quattro, in particolare, le priorita’ indicate della Cnce per il rilancio del settore edile:
1) rivedere del patto di stabilita’ dei comuni,
2) migliorare l’utilizzo dei fondi europei,
3)recuperare gli investimenti privati attraverso formule come il project financing,
4) tagliare la burocrazia.

Bisogna semplificare l’apertura dei cantieri – e’ la parola d’ordine del vicepresidente Turri – In Germania basta compilare due fogli per avviare un cantiere, in Italia ci vuole una montagna di carta”.

Fonte: Asca

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