Lazio, riconversione immobili confiscati alle mafie

I Casali della Borgata Finocchio confiscati al boss Enrico Nicoletti trasformati in biblioteca e centro culturale, un immobile di 1.600 mq (VI Municipio) che ospiterà un centro per i senza tetto, un edificio (a Gaeta)  che diventerà un centro per anziani, una villa a Pantanelle (Ciampino)  che sarà trasformata in una casa famiglia per ex prostitute, un casale a Valmontone  che diventerà uno sportello comunale per la sicurezza.

Sono solo alcuni degli immobili confiscati alla mafia che la Regione ha deciso di riconvertire in strutture dedicate al sociale e alla cultura. 
Per un totale di 329 immobili presenti in 37 Comuni del Lazio.

L’impegno della Regione Lazio per il riutilizzo a fini sociali di questi beni è concreto: 6 milioni di euro nel triennio 2009-2011, a cui si aggiungeranno 300.000 euro l’anno destinati a iniziative per la legalità, da tenersi proprio in queste strutture.

Non solo. Nella giunta regionale, che si terrà venerdì prossimo, sarà approvato un protocollo d’intesa tra la Regione Lazio e l’ufficio del Commissario straordinario di governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali.

Obiettivo: stabilire un costante flusso di informazione sulle confische e  un coordinamento istituzionale per semplificare tutto il processo di assegnazione dei beni.  Le iniziative sono state presentate a Roma nel corso della ‘Prima Giornata Regionale per la Fruizione dei Beni confiscati’ dal presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo  e dall’assessore regionale alla Sicurezza, Daniele Fichera.

L’assessore Fichera ha ricordato che nel Lazio operano “70 cosche e che dei 329 immobili  confiscati in regione, 223 sono stati già assegnati”. “I progetti di ristrutturazione di beni presentati sono 13: 8 dai Comuni e 5 dalle associazioni e nel 2008 sono stati investiti 1,3 milioni di euro”. […]

“Molti beni confiscati – ha detto – sono sotto blocco per via di ipoteche bancarie. Bisognerebbe – ha auspicato – che le banche dessero un segno forte di legalità, risolvendo queste situazioni”.

”Questi beni – ha aggiunto Don Ciotti – sono davvero ‘cosa nostra’ e vengono da signori che li hanno ottenuti  con il sangue e la violenza. Oggi restituirli ai cittadini, non solo con la formalità, ma con l’utilizzazione effettiva, è una delle cose più belle che possa accadere”.

Fonte: www.regione.lazio.it

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

News dal Network Tecnico