Abolizione IMU 2013: gli auspici e i dubbi del mondo dell’edilizia

Auspici e dubbi: l’abolizione (o sarebbe meglio dire il superamento) dell’IMU varata dal Governo due giorni fa, sta suscitando opinioni e pareri variegati all’interno del mondo dell’edilizia italiana.

Dino Piacentini, Presidente dell’Associazione Nazionale Imprese Edili e Manifatturiere (ANIEM), accoglie con entusiasmo l’esenzione (già nero su bianco) dall’IMU per gli immobili invenduti: “Viene finalmente risolta una una situazione paradossale ed assolutamente penalizzante per il settore delle costruzioni, vittima finora di una imposizione fiscale preventiva ed ingiustificata”.

Pollice alto anche per le altre disposizioni contenute nel decreto varato dal Consiglio dei ministri: “Sicuramente è confermata l’intenzione di favorire la tendenza alla ripresa. Ottime le disposizioni sullo sblocco di 10 miliardi per i debiti della PA, sull’alleggerimento del regime fiscale sugli affitti a canone concordato, sull’investimento per l’edilizia sociale, sull’erogazione dei mutui per l’acquisto dell’abitazione principale”.

L’associazione auspica che il Governo possa accelerare il percorso di riforma e di sostegno al sistema produttivo nazionale stimolando una politica di reale modernizzazione della riqualificazione urbana. In questa direzione si potrebbe giungere attraverso ad esempio “progetti di sostituzione edilizia che potrebbero trovare sostenibilità economica anche da una modulazione funzionale della nuova Service Tax”.

Leggi in proposito Abolizione IMU 2013, Cosa cambia per “prima casa”, edilizia e terreni agricoli su Ediltecnico.it.

Qualche rilevante dubbio è invece mostrato da Achille Colombo Clerici, Presidente di Assoedilizia e Vicepresidente di Confedilizia, in particolare e proprio con riguardo alla nascitura Service Tax. “La Service Tax – afferma il Presidente – risponde ad un principio condivisibile: quello di portare la tassazione locale degli immobili ad un riferimento non più patrimoniale, ma riferito alla fruizione dei servizi locali (comunali). Ma la sua attuazione pratica presenta incognite, poiché sussistono alcuni problemi irrisolti da cui potrebbero derivare soluzioni in grado di peggiorare la condizione fiscale dei proprietari, soprattutto se locatori. L’esperienza infatti ci insegna che nel nostro Paese le riforme partono con i migliori propositi e poi riservano le belle sorprese”.

Colombo Clerici rammenta infatti che l’ICI fu concepita come finanziamento dei servizi comunali, tanto che se ne prevedeva il parziale accollo anche agli inquilini, veri utenti della casa e quindi fruitori dei servizi comunali: “Sappiamo come è andata a finire: è stata posta a carico integrale dei proprietari degli immobili, senza neppure il diritto di rivalsa parziale verso gli inquilini. Occorre dunque vedere come nascerà questa nuova imposta”.

Nella Service Tax infatti confluiranno IMU (erede dell’ICI) e TARES: verranno pertanto accorpate una imposta a carattere prevalentemente patrimoniale, che serve sostanzialmente a finanziare i servizi indivisibili comunali forniti alla collettività, ed un’altra destinata a coprire il costo dei servizi divisibili fruiti direttamente dagli abitanti.

La stessa istituzione della Service Tax, nelle parole di Colombo Clerici, comporterà quindi un rimescolamento delle carte in tavola dal quale si presume debba scaturire una copertura del mancato introito derivante dall’esenzione IMU e forse addirittura un ricavo aggiuntivo rispetto all’ammontare del gettito storico complessivo delle due imposte. Cattive notizie in arrivo per i contribuenti (inquilini, proprietari ed imprenditori) e buone per le amministrazioni locali? Chissà. Non resta che attendere ulteriori sviluppi.

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