Bloccato il piano grandi opere

Basta libri dei sogni sulle grandi opere senza rigorose scelte di priorità e quantificazione dei relativi fabbisogni.
La richiesta di 14 miliardi di euro in tre anni per la legge obiettivo, contenuta nella bozza di allegato al Dpef elaborata dal ministero delle Infrastrutture (4 miliardi nel 2009, 5 nel 2010, 5 nel 2011), non ha convinto la presidenza del Consiglio e il ministero dell`Economia. E dunque la seduta del Cipe prevista per ieri è stata rinviata alla prossima settimana.
L`allegato dovrà essere radicalmente riscritto. Secondo il dipartimento di Politica economica di Palazzo Chigi e il ministero dell`Economia la proposta era carente sotto diversi profili: non erano indicate in modo chiaro le priorita` su cui convogliare le risorse e non era specificato per quali opere venissero richiesti i fondi. Le strutture tecniche di Tremonti e Micciche` (sottosegretario con delega al Cipe) hanno inoltre chiesto a Matteoli di specificare in dettaglio le richieste di erogazioni sia di competenza che di cassa, opera per opera.

Tali richieste servono a rendere il documento politicamente più vincolante (le priorità) e finanziariamente più rigoroso, chiedendo cioè i soldi solo un minuto prima della loro spendibilità effettiva. Matteoli e lo stesso dipartimento di Miccichè temono tuttavia che dietro la frenata vi sia anche la volonta` di rallentare gli stanziamenti pubblici per le infrastrutture. Timore che troverebbe riscontro nello stesso Dpef, con le previste riduzioni della spesa in conto capitale. Già quest’anno 2,3 miliardi in meno con i tagli del decreto Ici ai fondi per opere al Sud, e per il 2009 la previsione di un ulteriore taglio di tre miliardi rispetto al tendenziale, che sale a 5,071 miliardi nel 2010 e 11,1 miliardi nel 2011. Se il confronto è con la Relazione unificata di marzo (targata Padoa-Schioppa) il taglio agli investimenti è di 6,8 miliardi nel 2009, 8,5 nel 2010 e 14,7 nel 2011.
La bozza di allegato al Dpef elaborata dal ministero delle Infrastrutture confermava (a pagina 84) l`impostazione dell`allora ministro Lunardi (2001-2006), e cioè rifiutare una selezione di priorità nell`ambito del piano 2001 della legge obiettivo, ritenendo tutte le opere prioritarie. Il documento proposto conferma infatti che il costo complessivo del piano Lunardi di "soli" 174 miliardi di euro (rispetto ai 125 miliardi del 2001), stima di inizio 2006 già "corretta" dallo studio Cresme-Camera dei deputati dello stesso anno a 257 miliardi, e poi ancora a 305 miliardi nel luglio 2007.
Palazzo Chigi e via XX Settembre chiedono invece di confermare la logica intrapresa negli ultimi due anni con il ministro Di Pietro, e cioe` selezionare le priorità e indicare in base al loro avanzamento i fabbisogni. Nella passata legislatura le priorità furono prima abbassate a 202 miliardi di euro (novembre 2006), rispetto ai 305 teorici, e poi ancora con l`allegato al Dpef del luglio 2007 a 118 miliardi. Ora al ministro Matteoli si chiede, oltre alle priorità, anche l`indicazione delle quote annuali di fabbisogno di competenza e di cassa, opera per opera.
La bozza di allegato contiene una lista di opere che secondo Matteoli sono state «bloccate» nella precedente legislatura. Oltre al Ponte sullo Stretto e l`autostrada Tirrenica troviamo anche la Brebemi, le tratte Av Terzo Valico, Milano-Verona, Verona-Padova, Torino-Lione, e la Roma-Formia. Soltanto per garantire la copertura pubblica di questi interventi, tuttavia, servirebbero 26,3 miliardi.
La bozza di allegato fa inoltre la fotografia delle opere approvate dal Cipe. Il totale è salito nei due anni di Prodi da 88,9 a 115,5 miliardi di euro e il fabbisogno da reperire da 27 a 55 miliardi di euro (piu` correttamente da 39,3 a 55 miliardi visto che ne` il Ponte ne` le tratte Tav venivano ritenute nel 2006 bisognose di fondi pubblici).
La bozza di allegato indica poi il fabbisogno delle grandi opere per il 2009-2011, una tabella che Palazzo Chigi e l`Economia hanno ritenuto del tutto non motivata.
Ieri intanto l`assemblea dell`Anas ha approvato il bilancio 2007, chiuso con una perdita di 128 milioni di euro, in netto miglioramento rispetto al deficit di 427 milioni del 2006.

Autore: Alessandro Arona
Fonti: Il Sole 24 Ore – www.ance.it

 

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