In città il 78% dei consumi: la transizione cerca risorse

Fonte: Sole 24 Ore

di MICHELA FINIZIO (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Cantieri per la transizione ecologica a caccia di liquidità. La carenza di risorse e i continui tagli alle politiche urbane minacciano il futuro sostenibile delle nostre città. Sono questi i temi al centro della Giornata Mondiale delle Città, giunta oggi alla sua decima edizione. La prima volta fu celebrata nel 2014 dalle Nazioni Unite e per l’occasione quest’anno il tema centrale del dibattito sarà «Finanziare un futuro urbano sostenibile per tutti»: con la scelta di questo argomento l’Onu invita i diversi Paesi a sbloccare investimenti trasformativi nella pianificazione urbana e raggiungere un’adeguata decentralizzazione fiscale. La città ospitante quest’anno è Üsküdar, quartiere residenziale sul lato asiatico di Istanbul a ridosso del ponte sul Bosforo, dove oggi si tiene l’evento celebrativo ufficiale.

Le attuali prospettive economiche, anche in Italia, rimangono fragili e la crisi minaccia di ostacolare ulteriormente il progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) dell’Agenda 2030 dell’Onu. «Le città – ha dichiarato nel suo messaggio il segretario generale dell’Onu, António Guterres – sono motori di crescita economica e rappresentano la chiave per raggiungere gli obiettivi. I centri urbani sono in prima linea, ma le autorità locali sono alle prese con risorse limitate, mentre la domanda di infrastrutture, alloggi a prezzi accessibili, trasporti efficienti e servizi sociali è enorme e in crescita». Qualche numero: le città, che coprono solo il 2% della superficie terrestre, consumano il 78% dell’energia primaria mondiale e sono responsabili del 60% delle emissioni di CO2. Oggi ospitano il 54% della popolazione globale ed entro il 2050 due terzi delle persone vivrà in aree urbane.

Anche in Italia la sfida parte dalle città. «A settembre il governo ha annunciato il definanziamento di 9 misure del PNRR – racconta il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani – e la proposta presentata di modifica al piano prevede tagli per 13,5 miliardi di euro che gli enti locali rischiano di perdere. Il governo ha precisato che i progetti interessati saranno comunque finanziati con altre fonti, tra cui i fondi europei per la coesione, i fondi strutturali europei e il fondo complementare. Ma ad oggi ancora non si ha ancora un quadro certo».

Tra le opere interessate ci sono quelle legate al dissesto idrogeologico, che escono dal PNRR per andare sulla programmazione ordinaria. «Proprio mentre sta per iniziare un nuovo autunno, durante il quale si concentra il rischio di eventi estremi, si devono rimandare progetti che prevedono la delocalizzazione di edifici, la realizzazione di vasche di esondazione o la messa in sicurezza delle reti elettriche sul territorio», aggiunge Ciafani. Sono interessati dalla revisione del PNRR anche i progetti legati all’efficientamento energetico degli edifici pubblici, quelli di riqualificazione delle periferie o quelli per il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie.

Diverse sono le critiche mosse anche dall’ANCI e dai sindaci: prima contro la «doccia fredda» di quest’estate, quando la revisione governativa del PNRR ha proposto di rimodulare alcuni progetti; ora contro la legge di Bilancio che torna a parlare di tagli per i Comuni. «Le lamentale dei sindaci – dice il presidente di Legambiente – non sono pretestuose, tanto che provengono da ogni colore politico. La rimodulazione delle risorse rischia di frenare la transizione ecologica delle città e, quindi, del paese. Inoltre, alcune opere sono già state bandite e c’è un problema di anticipo dei fondi». Legambiente sta mappando i cantieri in corso e sono un centinaio quelli già avviati e raccolti nella mappa interattiva online messa a punto, in vista del XII congresso nazionale, dall’associazione ambientalista. «Per alcune opere – conclude Ciafani – la rimodulazione prevede la necessità di trovare altre risorse e abbiamo appena assistito alla difficoltà di reperire risorse in manovra. In questo modo questi progetti perderanno la corsia preferenziale del PNRR. Solo così sarebbero stati portati a termine entro il 2026, mentre ora finiranno tra le tante opere infinite di questo paese».

* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 31 ottobre 2023.

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