Ritardo pagamenti p.a., l’edilizia protesta con il D-Day

L’edilizia fa sentire la sua voce e scende in piazza il 15 maggio con l’iniziativa “D-Day”, dove D sta per decreto in-giuntivo.

A dare l’annuncio è Paolo Buzzetti, presidente di Ance e Federcostruzioni  in un intervento sul Sole 24 Ore, per spronare il governo a fornire risposte sui pagamenti in ritardo delle p.a. verso le imprese.

“Come rappresentanti di uno dei settori chiave della nostra economia, quello delle costruzioni – 11% del Pil, 80 settori industriali collegati e circa 3 milioni di persone impiegate – ci siamo da tempo rimboccati le maniche e assunti le nostre responsabilita` sul piano del rigore, dell`etica e del rispetto delle regole, per cercare tutti insieme di superare questo momento drammatico e di guardare al futuro con piu` fiducia – spiega Buzzetti – .

“Ma a questo rinnovato impegno da parte del sistema imprenditoriale, per uscire dalle secche di una crisi globale che ha messo in luce tutte le arretratezze e le nostre lentezze storiche non e` corrisposto altrettanto e adeguato impegno da parte dello Stato e delle amministrazioni pubbliche.

Il comune sentire che si fa sempre piu` strada tra di noi, basti pensare al dramma di quelle decine di imprenditori che in questi mesi si sono tolti la vita – dei quali quasi la meta` erano del settore edile – e` che a fronte di sacrifici immani che si chiedono alle famiglie e alle imprese non corrispondano poi adeguate garanzie sul piano dei diritti e delle prospettive di crescita.

Esempio emblematico di questo squilibrio tra cio` che viene chiesto e cio` che viene dato e` il drammatico caso dei ritardati, se non addirittura, mancati pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche alle imprese – aggiunge – .

La situazione che abbiamo denunciato oltre due anni fa, proprio perche` le imprese edili sono tra quelle piu` esposte a questo malcostume dato lo stretto rapporto con il territorio, ogni giorno acquista contorni piu` drammatici e insostenibili”.

Nel frattempo la pressione fiscale ha raggiunto livelli insostenibili – soprattutto sulla casa -, le banche hanno chiuso i rubinetti della liquidita` alle famiglie e alle imprese (mutui non se ne danno praticamente piu`!), i soldi in bilancio per le infrastrutture sono sempre meno e i comuni per effetto del Patto di stabilita` non possono neanche utilizzare i soldi che hanno in cassa”.

“Ci rendiamo conto che il rispetto dei rigidi parametri europei ci impone scelte dure e impopolari, ma il rigore deve essere accompagnato da equita` e da correttezza istituzionale e sociale.

Cosi` il sistema non tiene! Non possiamo piu` restare inerti di fronte alla condotta inaccettabile dello Stato che da una parte pretende grandi sacrifici e dall`altra non e` disposto a onorare i propri impegni.

Non possiamo tollerare di vedere chiudere le nostre imprese a una a una e i nostri operai e impiegati restare senza un lavoro, mettendo cosi` fortemente a rischio la coesione sociale del Paese.

Non possiamo piu` attendere oltre: la misura e` colma e le risposte servono ora e non domani.

Per questa ragione e nonostante gli apprezzabili sforzi fatti finora dei ministri competenti, con i quali abbiamo un continuo e proficuo dialogo, abbiamo deciso di promuovere un`iniziativa senza precedenti per chiedere il rispetto degli impegni presi e quindi il pagamento dei crediti.

Grazie alla rete capillare delle nostre associazioni distribuite su tutto il territorio nazionale abbiamo censito l`ammontare di questo enorme debito che le nostre imprese vantano nei confronti dello Stato.

E il 15 maggio nell`ambito di un evento nazionale, che a raggiera sara` replicato in tutte le sedi territoriali del nostro sistema associativo, saranno presentati i dati di questa enorme operazione di recupero crediti, che chiameremo D-DAY (laddove “D“ sta per decreto ingiuntivo) che culminera` nell`invio di altrettante diffide di pagamento alle amministrazioni competenti e in ultima istanza ad altrettanti decreti ingiuntivi.

Saremo dunque costretti a rivalerci per le vie legali nei confronti di quelle amministrazioni pubbliche che costringono le nostre imprese a fallire.

Si tratta di un`azione estrema della quale avremmo volentieri fatto a meno e che spero possa essere scongiurata dall`adozione di misure efficaci e concrete che portino a una soluzione pacifica di questo grave problema.Il nostro auspicio per il futuro, inoltre, e` che alla strategia del rigore e dei sacrifici si accompagni finalmente un`autentica stagione di crescita e di sviluppo”.

“Le proposte e le idee non mancano, anche noi come industria delle costruzioni ne abbiamo messe in campo diverse, ma dobbiamo cominciare a crederci e a investirci sul serio come stanno facendo molti nostri partner europei, che da tempo hanno avviato un coraggioso piano di finanziamenti e interventi capaci di sostenere le industrie e i consumi locali – precisa infine Buzzetti – .

In Italia, nonostante i buoni propositi, non abbiamo ancora assistito a nulla di tutto questo e la mancanza di fiducia in un settore come il nostro, che come dice chiaramente anche la Banca d`Italia in Germania sta trainando la crescita, appare la prova inequivocabile di questa rinuncia a investire subito nella ripresa perseguendo in modo quasi totale una politica di tagli e di maggiori imposte. Siamo certi che l`obiettivo del pareggio di bilancio sia un traguardo da conseguire e che gli osservatori europei facciano bene a chiedere serieta` e rigore a Paesi come il nostro che in passato non hanno brillato nella gestione della cosa pubblica.

Ma se la medicina rischia di ammazzare il malato allora vuol dire che la cura e` sbagliata ed e` giunto il momento di ripensare seriamente dosi e ricette”.

Fonte: Il Sole 24 Ore 

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